Correva l’anno 2014 e Mosca decise di imporre in via “temporanea” il blocco delle esportazioni di wet blue. Risposta alle sanzioni imposte alla Russia dalla comunità internazionale, si disse, che andava a sommarsi alla pesante gabella previste per le vendite estere di grezzo nazionale: 500 euro a tonnellata. Durata: sei mesi con opzione di rinnovo. Opzione esercitata a ogni scadenza con il risultato che il blocco, pur rimanendo ufficialmente “temporaneo”, ora è stato protratto per l’ennesima volta, mantenendolo in vigore fino al 5 aprile 2018 quando (difficile ipotizzare il contrario…) sarà rinnovato di nuovo. Il decreto, firmato dal primo ministro Dmitry Medvedev, come sempre viene giustificato con la necessità di tenersi in casa la materia prima e “stimolare lo sviluppo della produzione interna di calzatura e pelletteria”. Il rinnovo del blocco sul wet blue segue di pochi giorni la notizia che il governo sta valutando l’introduzione di un dazio sull’import di scarpe low cost dalla Cina.
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