La prima volta il rivestimento del portagioie è definito “in pelle e velluto”. Continuando a scorrere il catalogo online, il prodotto viene descritto come “in finta pelle di alta manifattura”. Qualcosa non quadra. La pagina dei cofanetti, in generale, tra i materiali menziona l’”ecopelle”. Ma poi, nel dettaglio, si parla ancora di “finta pelle”. C’è un problema. In Dalani, gruppo italiano dell’arredo, o nella redazione che per loro scrive i contenuti per i cataloghi, c’è confusione nella scelta dei termini. Ce lo segnala un lettore, cui vanno i nostri ringraziamenti, che fa presente, a ragione, come contenuti così fuorvianti non possano che disorientare il lettore meno avveduto. Facciamo noi chiarezza: la pelle, lo ricorda una direttiva europea (la 2005/29), è il risultato della lavorazione delle spoglie animali, mentre l’ecopelle, lo stabilisce la norma UNI (11427:2015), è la pelle lavorata con metodi che garantiscono basso impatto ambientale. La “finta pelle” non esiste: esistono i materiali alternativi, o i succedanei che dir si voglia. Dalani prenda nota. E corregga.
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