Si riconosce sicuramente un filo conduttore nella rassegna stampa degli ultimi giorni e delle ultime settimane: la fortissima tentazione proibizionista della politica europea e mondiale. La spinta di parte della classe dirigente, cioè, a intervenire con misure spesso di natura etica, altre volte camuffate da connotazioni tecniche, nell’industria che trasforma i prodotti e i sottoprodotti della zootecnia. Con l’intento, ça va sans dire, di assecondare le pulsioni vegane.
Consigli di lettura:
- A proposito della fortissima tentazione proibizionista che attraversa la società contemporanea, ci piace partire dalla delusione dei danesi. In Danimarca la decisione di sopprimere l’intero patrimonio di visoni nel 2020 si è già trasformata in un enorme scandalo politico-giudiziario (“il Minkgate”). Per i radical green ora arriva la beffa: il divieto di allevamento è scaduto e, quindi, il business della pelliccia può riprendere a operare (entro una certa cornice);
- Guardando ancora a quanto accade in Nord Europa, in Olanda procede il programma governativo per ridurre di imperio la zootecnia nazionale: tagli ad aziende e a patrimonio bovino;
- Tornando alla pellicceria, invece, in California è entrata definitivamente in vigore la legge che vieta la produzione e il commercio di capi fur;
- Ha preso le tinte della commedia, per fortuna lo riconosce la stampa locale, la proposta della municipalità di Sidney Nord di proibire i capi in pelle (di canguro, in particolare) dagli eventi ospitati nelle pertinenze dell’ente: “Non potrebbero neanche usare le sedie che ci sono, allora”.
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