Da un lato si temono le conseguenze del rapporto più rigido con i Paesi della Comunità Europea: il ritorno agli standard del WTO vorrebbe dire erosione dei margini dei rivenditori e fornitori di moda. Dall’altro non fanno piacere le prospettive di relazioni dure anche con i fornitori asiatici: le barriere doganali per le importazioni da stati come Cambogia, Bangladesh e Vietnam potrebbero schizzare al 20% circa. I player inglesi della moda sono molto tesi sulle prospettive per il Regno Unito in vista del prossimo marzo, quando Brexit, l’uscita di Londra dall’UE sancita dal referendum di giugno 2016, sarà definitivo. In assenza di un chiaro accordo di doganale agevolato con Bruxelles, riporta la stampa inglese, le aziende del retail moda sono costrette a riscrivere le proprie strategie di distribuzione, nella disperata necessità di salvaguardare business e profitti. Il principale problema, proprio in questi giorni in cui l’esecutivo May ha vissuto un nuovo rimpasto, è la mancanza di chiarezza sugli obiettivi di Londra: in questo contesto, lamentano gli imprenditori, non è possibile né programmare, né investire.
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