Il Governo si ricorda dei negozi di calzature e accessori, obbligatoriamente chiusi nelle Zone Rosse. Così, dopo averli esclusi nel Decreto Ristori Bis, li include nel Ristori Ter. Polemiche finite? No. Ora a protestare sono i negozi che possono restare aperti, ma che, di fatto, non incassano.
Ristori Ter
Il codice Ateco della discordia è il 47.72.10 relativo al “commercio al dettaglio di calzature e accessori”. È attribuito sia ai negozi di calzature per bambini (che possono rimanere aperti nelle Zone Rosse), sia a quelli di calzature per adulti (che invece devono abbassare le serrande). Nel Decreto Ristori Bis il codice Ateco 47.72.10 era assente. Probabilmente escluso dal sistema informatico che lo considera assegnato a attività commerciali aperte. Dopo le polemiche, nel Decreto Ristori Ter, il Governo ha rimediato all’errore e inserito il 47.72.10 tra quelli per i quali si potrà chiedere il ristoro fino al 200% dei primi trasferimenti a fondo perduto previsti dal decreto Rilancio.
Ancora polemiche
Le polemiche si sono placate, ma non sono finite. Vorrebbero il ristoro anche i negozianti che possono rimanere aperti, ma che non incassano. Un paio di esempi arrivano da Torino e li riporta il quotidiano La Stampa. Il primo è quello di un negozio di calzature per bambini. La proprietaria ha deciso di chiudere l’attività dopo un paio di giorni in cui l’incasso è stato bassissimo. “Dovremmo investire nelle scarpe invernali, invece abbiamo già bruciato due collezioni che venderemo solo in saldo. Perché rischiare un’altra volta?” sostiene l’esercente. Il secondo riguarda uno store di pelletteria che ha aperto prima del lockdown e ora non sa come dimostrare la perdita di fatturato visto che nel 2019 non esisteva. (mv)
Foto Imagoeconomica
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