Sarà la crisi, ma il campo della moda è pieno di battaglie legali

Sarà la crisi, ma il campo della moda è pieno di battaglie legali

Da Hermès che s’accanisce contro un libraio turco a Chanel che se la prende con una piccola azienda slovena. Forse è il nervosismo della crisi a innescare le battaglie legali. Il nesso non è di facile dimostrazione, ma resta, dati alla mano, che negli ultimi mesi le dispute si sono moltiplicate. E sono trasversali perché coinvolgono il lusso e il fast fashion. I colossi e le piccole aziende. L’elenco è nen nutrito come potete leggere.

Le battaglie legali

In due casi Davide ha battuto Golia. Il libraio di Izmir Umit Nar ha vinto contro Hermès. Una sentenza del tribunale di Ankara ha annullato parzialmente una decisione di TurkPatent, l’autorità per la proprietà intellettuale della Turchia, che impediva a qualsiasi marchio diverso da Hermès Paris di utilizzare il nome Hermès. Ma “Hermès (Ermete, in italiano) è un dio della mitologia greca – ha detto ad AFP il libraio turco – che appartiene al patrimonio culturale dell’umanità. Non dovrebbe essere di proprietà di un’azienda”. La piccola azienda slovena Simb Doo, poi, ha battuto Chanel. Che, secondo Nss Magazine, aveva presentato opposizione all’EUIPO contro il marchio M5 in difesa del suo celebre profumo n°5. Secondo l’ufficio europeo della proprietà intellettuale, però, non c’è nessuna possibile confusione tra i due brand.

 

 

Non solo

Le cause iniziano ma poi finiscono. Dopo sei anni di battaglie legali, la leggendaria band grunge Nirvana e Marc Jacobs (LVMH) si stanno accordando sull’uso di un logo con una faccina sorridente. Lo scrive Euronews. I legali dei Nirvana sostenevano che Marc Jacobs avesse cercato impropriamente di associarsi alla band tramite l’uso della sua immagine simbolo. Il mondo del lusso e quello sportivo collaborano spesso. Ma non è il caso di Thom Browne e Adidas, che si sono rivolti all’Alta Corte del Regno Unito per l’ennesima battaglia legale sull’uso delle strisce. Per Adidas i prodotti Thom Browne con 4 strisce confondono i consumatori. Footwer News nota che la causa arriva quando il brand tedesco ha già subito molteplici battute d’arresto in Europa e negli Stati Uniti nelle sue azioni legali contro Browne. Restando ad Adidas, Footwear News scrive che si è scusato per la controversa campagna di marketing che vedeva come protagonista la modella palestinese-americana Bella Hadid e che avrebbe voluto rendere omaggio alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Quando ad opera dell’organizzazione Settembre Nero 11 atleti israeliani furono assassinati.

Continua…

I legali di Nike, intanto, accusano The Shoe Surgeon, del famoso personalizzatore di sneaker Dominic Ciambrone, di aver creato un impero basato su prodotti contraffatti. Il mese scorso anche il marchio francese Goyard ha mosso le stesse accuse contro The Shoe Surgeon. Neppure Skechers è immune alle battaglie legali: sostiene che LL Bean ha venduto un modello (la Freeport Shoe) che reca due dei design del tallone protetti da proprietà intellettuale, scrive Footwear News. Lululemon Athletica, è stata invece colpita da una class action da parte di consumatori, rivela Bloomberg, che si sentono raggirati dalla campagna di sostenibilità Be Planet.

Sul retail

Infine due presunte battagli investono il retail. WWD scrive che la Federal Trade Commission, già impegnata nel valutare la fusione tra Tapestry e Capri Holdings, potrebbe essere particolarmente attenta nel valutare la newco Saks Global. La combinazione di Saks e Neiman Marcus, soprattutto perché finanziata in parte da Amazon e Salesforce, promette di cambiare ciò che resta del mondo dei grandi magazzini USA. Viceversa, in Europa, la Commissione Europea sembra intenzionata a ridurre la soglia dei 150 euro al di sotto della quale le merci sono esenti da dazi doganali. Questo per complicare i piani di Shein e Temu. (mv)

Foto Shutterstock

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