Scandalo a Bruxelles. La Commissione europea ha attinto dai fondi miliardari per i sussidi climatici e ambientali per “pagare segretamente gruppi ambientalisti per promuovere i piani verdi dell’ex commissario Frans Timmermans (in foto, Imagoeconomia)”. Lo svela l’inchiesta del quotidiano olandese De Telegraaf, che ha avuto l’opportunità di visionare contratti riservati, come uno “da 700.000 euro” con una ONG affinché facesse lobbying “per orientare il dibattito sull’agricoltura”.
Scandalo a Bruxelles
La cornice, sintetizza ANSA, è quella della prima commissione guidata da Ursula von der Leyen. Quinquennio (2019-2024) in cui Bruxelles ha disegnato il cosiddetto Green Deal europeo, pacchetto di iniziative comunitarie per la transizione verde. Ecco, le strategie proposte sono state a dir poco controverse. Lo abbiamo visto nel nostro campo con il progetto “From Farm to Fork”, per quanto riguarda la zootecnia a monte, e soprattutto con il regolamento EUDR, a proposito di commercio di pelli bovine. Bene, ora si apprende che la Commissione ha sovvenzionato “lobby ecologiste” per “fare pressioni a favore” del Green deal: “Alle organizzazioni – è la denuncia di De Telegraaf – sono stati addirittura assegnati obiettivi per risultati concreti di lobbying presso eurodeputati e Paesi membri”.
L’opportunità
La “lobby ombra” avrebbe avuto obiettivi precisi e obblighi di rendicontazione dei risultati raggiunti. Mohammed Chahim, eurodeputato socialista olandese, difende la bontà di quanto fatto durante quello che è stato già ribattezzato il Timmermans-gate, anche per tenere testa “alle grandi multinazionali che hanno tantissimi soldi e fanno quello che vogliono”. Ma è difficile ora per le ONG ambientaliste continuare a presentarsi come piccoli Davide in battaglia contro giganteschi Golia, alla luce delle cifre che circolano. Soprattutto, poi, se per fare attività politiche “particolari” i liquidi arrivano da fondi che dovrebbero essere impiegati per interessi generali.
Leggi anche: