Non di soli follower vivono gli influencer, il rischio che vengano meno i contratti è già realtà, anche per Chiara Ferragni. Il Pandoro-Gate, che vede l’influencer al momento indagata per truffa insieme all’AD di Balocco, è una grossa bordata non solo all’immagine. I contraccolpi di tipo economico potrebbero ricadere sulla società Fenice, che gestisce il brand Chiara Ferragni Collection, valutata a giugno 2023 75 milioni di euro. La stima è arrivata in occasione della vendita ad AVM e altri fondi di circa la metà della quota del 40% facente capo ad Alchimia, guidata dall’imprenditore romano Paolo Barletta.
L’holding
Mettendo ordine nella mappa delle società che fanno capo a Chiara Ferragni abbiamo quindi la holding tesoriera SisterHood, che nel 2022 ha fatturato 4,5 milioni con 2,4 di utile. L’ha fondata Chiara Ferragni, è giudicata solida dagli analisti e vi ricade anche la società che l’influencer ha con la madre allo 0,1%, Ferragni Enterprises. La top influencer, ricapitola il Corriere della Sera, è amministratore delegato di Fenice, che è la licenziataria dei marchi con il suo nome. Nella holding c’è anche TBS Crew, che nel 2022 ha realizzato 14,5 milioni di ricavi (+100% sul 2021) e 5,1 di utile (+200%). La società gestisce il blog The Blond Salad e l’e-commerce. Ma è anche la società multata dall’Antitrust per l’affaire Balocco.
Gli obiettivi e il colpo del Pandoro-Gate
Nel 2024 Ferragni puntava a raggiungere i 100 milioni di fatturato. Ma l’impresa sarà più ardua del previsto: sono saltati i contratti con Safilo e Coca Cola. E altri ancora potrebbero venir meno: secondo Domani (qui sintetizzato da Dagospia), Monnalisa (che ha la licenza per il Kidswear) starebbe valutando il da farsi. Mentre AVM, pare, vorrebbe rivedere i termini dell’ingresso in Fenice: a giungo aveva valutato 20 milioni l’acquisto delle quote di Alchimia. Negli ambienti dell’alta finanza si vocifera che Chiara potrebbe lasciare dei ruoli operativi, con il conseguente innesto di un manager esperto alla guida delle sue società. (aa)
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