Il socio di Ivanka Trump in difesa di Donald: “Scarpe in Cina, tutto regolare. E niente di male a spostarsi in Etiopia”

La battaglia per la corsa alla Casa Bianca si gioca anche sulle collezioni di scarpe di Ivanka Trump (nella foto), figlia del candidato repubblicano Donald. In difesa dell’imprenditrice e modella, accusata di delocalizzare in Cina mentre il padre ha in programma la difesa della manifattura made in Usa, interviene il partner Marc Fisher Footwear. A proposito dei presunti maltrattamenti, dei bassi salari e dell’eccessivo orario di lavoro che si praticano nell’azienda cinese (la Xuankai Shoes Co. di Dongguan) che produce calzature per suo conto, un portavoce di Marc Fisher dice a Footwear News: “Lavoriamo con molte fabbriche di produzione di calzature e tutti gli stabilimenti sono tenuti a operare secondo i nostri requisiti di conformità sociale”. La fabbrica cinese in questione impiega 450 dipendenti e produce anche per Guess e Tommy Hilfiger: “Tutte con severe normative di conformità sociale. Secondo l’ufficio del lavoro di Dongguan non ci sono controversie di lavoro con Xuankai”. Matt Priest, presidente dei distributori e retailer americani di scarpe, crede che Ivanka Trump e Marc Fisher si riforniscano dalla Cina come fanno tutti gli altri. Ma oltre alla questione di fondo, e cioè il conflitto tra le parole di Donald Trump e le azioni della figlia Ivanka, la Xuankai starebbe pensando ad una delocalizzazione in Etiopia. “Una pratica non straordinaria” ha chiuso Priest, secondo cui non ci sarebbe niente da indagare su Ivanka Trump. (mv)

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