Social distancing, droplet, DPI (dispositivi di protezione individuale). Termini e acronimi che a fine febbraio erano ignoti alla stragrande maggioranza degli italiani, ma che ora sono di uso comune anche in manovia, tra i bottali, negli uffici stile. Perché intanto Covid-19 ha fatto irruzione nelle nostre vite. Il 4 maggio inizia la cosiddetta Fase 2, quella del graduale e (si spera) progressivo allentamento delle misure di restrizione. Non un ritorno alla normalità, certo, ma qualcosa di più della quarantena. Per questo ora è possibile compilare la storia della Fase 1, cioè ripercorrere i momenti chiave, dalle prime avvisaglie della pandemia al lockdown generalizzato, della tempesta Coronavirus. Lo facciamo attraverso la lente dei titoli più letti de laconceria.it.
Storia della Fase 1
La prima preoccupazione, va da sé, è stata di tipo operativo. Le aziende della filiera della pelle hanno dovuto comprendere, innanzitutto, come adeguarsi al lockdown. La prospettiva di fermarsi porta con sé, è fisiologico, un punto interrogativo sugli scenari di mercato: la pandemia si è scatenata in un frangente di suo già complesso.
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Gli effetti sulle insegne
I limiti alla possibilità di spostamento delle persone hanno immediate ripercussioni sul retail, sbocco finale dei prodotti in pelle. La pandemia è costellata di crisi aziendali paventate o attuali. Il caso di Conbipel e Scarpe&Scarpe segnala la fragilità del retail.
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I lutti
La Conceria è un magazine di attualità per le imprese della pelle, quindi il focus informativo è di natura economica. Ma il Coronavirus rappresenta prima di tutto un’emergenza sanitaria: anche la filiera piange le sue vittime.
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L’insofferenza e i rischi
La quarantena per il fashion business è un campo minato. Mentre il mercato cinese riparte e altre filiere restano aperte, le imprese italiane temono di finire fuori mercato: si guarda per questo con trepidazione agli spiragli per aperture anticipate.
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I capitani d’impresa
Si può dire, in sintesi, che la gestione dell’epidemia ha due aspetti: sanitario e amministrativo. Se nel primo si fa riferimento alle autorità scientifiche, il cui parere nessun operatore del settore mette in discussione, per il secondo si ascolta la politica. E, in questo caso, le divergenze di vedute possono raggiungere anche toni aspri. Non sono mancati i capitani d’impresa che hanno chiesto al Governo di più per la filiera della moda. In alcuni casi, si è andati allo scontro (verbale).
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La Fase 2
L’avvicinamento a lunedì 4 maggio, data fatidica dell’inizio della Fase 2, significa anche una diversa prospettiva. Il focus non è più se partire, ma come ripartire. Le aziende del lusso e le associazioni di riferimento della pelle si organizzano per farsi trovare pronte. Nell’auspicio che nessuno resti indietro. E che la Fase 1 sia davvero finita.