C’è molta pelle nella classifica delle 50 migliori PMI del Made in Italy: calzaturifici, pelletterie e anche una conceria. L’Economia e di Italypost analizzano i bilanci del 2022 e del 2023 (in attesa del 2024, che non sarà foriero di buone notizie) e li leggono, poi, nella cornice del periodo 2016-2022. Ne risultano lo spiccato “trend di crescita (nonostante gli stop legati alla ciclicità del settore)”, insieme alla “capacità di produrre valore (la media dell’ebitda delle 50 Top è del 17%, il ROE del 18,5%, la capitalizzazione altissima)” e alla “creatività e dinamicità”.
Le 50 migliori PMI
Certo, “del settore emerge il rallentamento già dall’ultimo trimestre del 2023”, scrive il CorrSera, e chi legge le nostre cronache lo sa bene. Gli effetti del rallentamento dei consumi e quindi dell’industria si riconosce, quindi, nei bilanci di aziende che rimangono eccellenti. BCN Concerie, ad esempio, chiude il 2023 con il fatturato di 35,6 milioni (erano 37,7 nel 2022), ma forte dell’11,57% di CAGR (tasso di crescita annuale composto) nel periodo 2016-2022. C’è chi il colpo della crisi lo ha sofferto di più. Come il calzaturificio Jumbo, che è si è assestato a un giro d’affari di 36,4 milioni partendo dai 58 milioni del 2022, ma si consola con la CAGR del 26,8%. E chi addirittura l’ha schivato in parte, come calzaturificio Neri (quasi stabile a 44 milioni), o in toto, come René Caovilla (cresciuto da 44 a 54 milioni di fatturato).
Quante eccellenze
Scorrendo l’elenco, si riconoscono nei risultati delle imprese eccellenti le difficoltà della congiuntura. La pugliese Leo Shoes è passata tra il 2022 e il 2023 da 234,2 a 210 di fatturato, ma con un CAGR del 25,6% nel periodo 2016-2022. La milanese Fontana Pelletterie, invece, è schizzata da 139,2 a 188,6 milioni di euro con CAGR del 6,85%. Segnali di crescita anche da Tripel Due (da 78,7 a 93,8 milioni) e Pelletterie Palladio (da 68 a 72,9 milioni).
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