Mai nella storia recente della logistica spedire e ricevere merce è stato difficile (nonché costoso) come negli ultimi due anni. Dal fronte del porto arrivavano solo notizie di container pieni, porti (cinesi) chiusi e navi in rada in attesa di approdare. “La logistica delle lunghe distanze, quella che rappresenta l’infrastruttura dell’economia globalizzata, è cambiata dopo la pandemia – dice a La Conceria n. 2 Paolo Bosso, responsabile de Informazioni Marittime, collaboratore de Il Post e Il Tascabile –. Alcune criticità sono nuove, ma altre sono croniche, come la mancanza di container e autotrasportatori, fondamentali per il movimento della merce nell’ultimo miglio”.
Dal fronte del porto, tutto sommato, buone notizie
La Conceria n. 2 è dedicata in maniera integrale al tema dei rincari delle commodities e dei servizi che da oltre un anno hanno colpito, in vario modo, la filiera della pelle. E, quindi, della moda. Da Bosso ci facciamo spiegare quale sia stato l’impatto della pandemia sul lavoro dei porti, specialmente negli Stati Uniti e nella Repubblica Popolare Cinese. Con un (piccolo) senso di sollievo: “Rimangono sul tavolo alcuni problemi, ma la situazione degli spazi disponibili a terra e in banchina è in miglioramento”.
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