Ad ogni azione segue una reazione. L’amministrazione Trump il 5 giugno ha eliminato l’India tra i Paesi beneficiari del programma di ingresso preferenziale al mercato statunitense (GSP), condizione che permetteva all’area pelle di New Delhi di accedere in maniera privilegiata sulla piazza a stelle e strisce. L’appena rieletto primo ministro indiano, Narendra Modi, risponde allo sgarbo di Washington con una controffensiva niente male: dal 16 giugno 28 i prodotti della filiera agricola degli USA troveranno dazi fino al 70% all’ingresso sul mercato indiano. Per rappresentare la portata del provvedimento, Al Jazeera ricorda che Nuova Delhi nel 2018 è stata il primo cliente mondiale di mandorle statunitensi, comprandone per 534 milioni di dollari, ed il secondo di mele con una spesa di 156 milioni di dollari, mentre sono molti gli investimenti delle società di distribuzione americane in India. Il segretario di Stato USA Mike Pompeo è atteso a breve in India per una visita diplomatica: secondo i media, si dice certo che i due Paesi possano trovare un’intesa per appianare le divergenze.
Nella foto Imagoeconima, Narendra Modi