La prima buona notizia è che la Trade War tra USA e Cina vive un momento di distensione. La seconda è che, mentre i negoziati tra Washington e Pechino sono ripresi, le due parti, per dimostrare le proprie buone intenzioni, si concedono piccoli favori. Il Ministero del Commercio della Repubblica Popolare, dunque, ha pubblicato una lista di 16 prodotti made in USA che per un anno, cioè fino a settembre 2020, saranno esentati dall’imposta aggiuntiva introdotta in risposta alle barriere alzate dall’amministrazione Trump. Di qui consegue una speranza. La Commissione per le Tariffe Doganali del Consiglio di Stato cinese procede nei dialoghi con le imprese e le associazioni per definire una nuova lista di prodotti americani da sollevare dall’onere di pagare un dazio tra il 5% e il 10%. USHSLA, l’associazione statunitense dei trader di materia prima conciaria, riporta con sollievo che un certo numero di pellami sono stati fin qui introdotti nella seconda lista.
Ma i danni già si vedono
Seppure si avranno le esenzioni, la guerra commerciale ha, però, già fatto danni. Lo racconta un focus del Denver Post circa l’impatto sull’economia del Colorado. È qui che Jerry Zink, patron del macello Sunnyside Meats, racconta come i suoi clienti cinesi siano praticamente evaporati. Ora è costretto a conferire le pelli grezze in discarica: un gran peccato. “Piuttosto, le regalerei per un anno – dice – pur di vedere qualcuno di nuovo entrare nel business conciario”. Il problema è che i buyer della Repubblica Popolare, non sapendo cosa può succedere nelle sei settimane che di solito intercorrono tra l’ordine d’acquisto e la consegna della materia prima conciaria, hanno semplicemente deciso di non comprare più pelli statunitensi. A pagare le conseguenze della Trade War è anche chi dalla Cina importa. È il caso di Xero Shoes, che non solo ha visto i propri costi salire, ma che si trova anche il management impegnato più del dovuto a comprendere, e possibilmente governare, le conseguenze della trade war.