USA e Cina sono a un passo dall’armistizio. Il Wall Street Journal sostiene che i negoziati sono così avanzati che l’incontro del 27 marzo, quando le parti di ritroveranno in Florida, può essere quello buono per la firma di un nuovo accordo commerciale. L’intesa sancirebbe la caduta del sistema di dazi e contro-dazi che Pechino e Washington hanno issato nel secondo semestre del 2018 (e parzialmente congelato nel primo trimestre 2019) e, di fatto, la fine della guerra commerciale combattuta tra le due sponde del Pacifico. L’area pelle, coinvolta nelle tensioni, può concedersi un sospiro di sollievo, anche se tra i retroscenisti c’è chi sospetta che il presidente degli USA, Donald Trump, possa ridare fuoco alle polveri in vista della campagna elettorale del 2020. A proposito dei piani dell’inquilino della Casa Bianca, sembra che ora si appresti ad incrociare i guantoni con India e Turchia. Nuova Delhi e Ankara godono di un trattamento commerciale preferenziale che consente loro di esportare senza dazi in Nord America. Il problema, si è lamentato Trump al Congresso, è che i due partner non offrono simile accoglienza ai prodotti made in US. Il tessuto economico turco, inoltre, non presenterebbe più le criticità che ne fanno un sistema bisognoso di essere sussidiato. Dalla stampa indiana rimbalza la reazione di CLE (Council for Leather Exports): il prodotto in pelle del subcontinente, senza agevolazioni, non è più competitivo sul mercato degli States, dove lascerebbe spazio alla concorrenza di Cambogia, Myanmar e Indonesia.
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