Donald Trump da un lato offre il calumet della pace alla Cina, congelando l’ipotesi di escalation daziaria. Dall’altro attacca l’UE, minacciando di alzare una barriera doganale ancora più alta ai beni di importazione europea. La strategia dell’inquilino della Casa Bianca, come dimostra la gestione delle tensioni con il Messico, continua a correre sul filo del thriller.
E tregua fu
In molti auspicavano che l’incontro ad Osaka tra Trump e il presidente Xi Jinping fosse foriero di buone novità . E così è stato. A termine dell’ultimo G20, il leader statunitense ha annunciato che riprenderà le trattative con la Repubblica Popolare (arenatesi all’undicesimo round negoziale). Intanto, la minaccia di imporre un dazio al 25% su ulteriori beni per 300 miliardi di dollari è stata – provvisoriamente – messa da parte.
Nodo UE
Si inaspriscono, invece, i toni tra Washington e Bruxelles. Gli USA, che accusano l’UE di sussidiare l’aeronautica civile comunitaria, hanno da tempo paventato la possibilità di alzare una barriera daziaria di beni europei per 21 miliardi di dollari (tra questi, anche la pelletteria). Bisogna desumere che tra i due contendenti non vi sia pacificazione in vista. Perché l’Office of the United States Trade Representative, l’agenzia che riferisce all’ufficio esecutivo del Presidente degli States, propone di aggiungere un nuovo set di 89 beni (per un valore all’import di 4 miliardi di dollari) al novero di quelli da penalizzare. Non un segno distensivo.