Con 371 voti a favore, 240 contrari e 30 astenuti, l’Europarlamento approva la proposta della Commissione di rinviare di un anno l’entrata in applicazione dell’EUDR. Nella stessa seduta Strasburgo ha approvato emendamenti che introducono due interessanti novità a proposito del benchmark di rischio dei Paesi d’origine delle commodities.
Dilazione a favore delle imprese
Concedere alle imprese il tempo necessario per mettersi al passo dei requisiti previsti dal regolamento EUDR. Che altrimenti, nella prospettiva della concia, rischiava di bloccare il commercio internazionale di pelli bovine. È su questo presupposto che la Commissione ai primi di ottobre ha proposto il rinvio di un anno dell’EUDR: mozione condivisa a metà ottobre dal Consiglio Europeo e ora, col voto del 14 novembre, anche dall’Europarlamento. Il regolamento, dunque, entrerà in applicazione dal 30 dicembre 2025 per le grandi aziende e dal 30 giugno 2026 per le PMI. Il dado è tratto.
I benchmark di rischio
Strasburgo ha vincolato le autorità europee anche a due novità in più. Innanzitutto a finalizzare il sistema di classificazione del rischio per Paese entro il 30 giugno 2025 (a seconda del benchmark, infatti, le imprese sono chiamate a redigere due diligence differenti). E poi a introdurre la categoria “senza rischio”, che va a integrare quelle già previste di “basso”, “standard” e “alto” rischio.
L’esclusione della pelle dall’Annex I
Come vi abbiamo raccontato nelle nostre cronache, l’entrata in applicazione dell’EUDR ha molto preoccupato l’industria europea: UNIC – Concerie Italiane e Cotance, in rappresentanza della filiera della pelle, hanno più volte spiegato che il regolamento poneva sfide operative di difficilissima risoluzione. Certo, un anno di tempo per trovare la quadra con i partner e gli stakeholder internazionali è un’ottima notizia. Ma l’obiettivo della concia, ve lo raccontiamo sul numero di novembre del mensile La Conceria, rimane l’esclusione della pelle bovina dal fatidico Annex I, l’allegato che censisce le commodities che devono sottostare all’EUDR. La pelle bovina, lo ha dimostrato l’istituto Sant’Anna di Pisa e lo ha rivendicato UNIC di fronte a UNECE, non è un driver della deforestazione: nell’Annex I, semplicemente, non ci dovrebbe stare.
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