Un altro business model è possibile: gli accessori etici di Nisolo

Gli accessori etici di Nisolo

La moda etica si può fare. È il principio su cui Patrick Woodyard e Zoe Clearly hanno fondato Nisolo, marchio di calzature e accessori con cui si stanno facendo conoscere in tutto il mondo. L’idea è semplice: generare profitto vendendo scarpe in pelle, tracciabile e di qualità, creando al contempo occupazione in un Paese dove gli artigiani si trovano costretti a chiudere le proprie botteghe.

Rifiuto zero
L’idea dei due giovanissimi imprenditori di Nashville nasce nel 2011, quando Woodyard viene assunto per un lavoro a Trujillo, in Perù. Qui incontra alcuni calzolai della città, abilissimi nel loro mestiere ma, nonostante ciò, senza sbocchi commerciali sul mercato globale. Un ostacolo che si sommava alla stagnazione del mercato locale e che metteva a rischio loro e le loro famiglie. Woodyard coglie il potenziale di un business connesso e con il supporto dell’amica Clearly, esperta di moda che decide di lasciare il suo impiego in un’azienda statunitense del settore, dà vita al marchio. L’attività aveva lo scopo di rilanciare l’attività degli artigiani di Trujillo rifornendoli con pelle locale. I due decidono dunque di aprire una piccola fabbrica in città dove concentrare il lavoro dei calzolai, circa 200, dotati di assistenza sanitaria e pagati anche più di quanto prevederebbe il salario minimo. Ma non solo. L’azienda ha creato anche un progetto di risparmio e un altro di prestito interno. “In media queste condizioni hanno permesso ai nostri produttori di aumentare il proprio reddito del 161%” racconta Woodyard a thegoodtrade.com.

I modelli
Huarache ispirati agli anni Sessanta, classiche Oxford e ballerine sono i modelli realizzati nello stabilimento di Trujillo e poi distribuiti sul mercato americano dalla sede di Nashville. “Può essere una sfida essere conosciuti sia per il design eccezionale che per le pratiche sostenibili – affermano Cleary e Woodyard in una recenta intervista rilasciata a Vogue -. Attribuiamo la stessa importanza all’impatto della nostra produzione quanto alla progettazione dei nostri prodotti e questo ci mette in uno svantaggio, perché non stiamo cercando di smussare gli angoli ma ci sforziamo di fare le cose nel modo giusto. Siamo incoraggiati dal calibro di marchi e designer che danno tanto valore alla produzione etica quanto al design. I consumatori hanno potere d’acquisto e pensiamo che, se lavoriamo insieme, i brand che non si concentrano sulla sostenibilità saranno lasciati nella polvere dalle generazioni future. Ciò rende attuali le sfide che dobbiamo affrontare”. (art)

Foto da nisolo.com

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