Una nota congiunta per sottolineare come la filiera della pelle sia sottoposta a una tensione molto complicata e rischiosa. L’hanno diffusa UNIC – Concerie Italiane, Assocalzaturifici e Assopellettieri per tenere alta l’attenzione sui prezzi delle materie prime. Perché “rischiano di inibire la ripresa”.
Attenzione ai prezzi
“C’è una pressione diffusa e globalizzata in corso sui mercati internazionali – scrivono le tre associazioni aderenti a Confindustria Moda -. È quella che porta all’indifferenziato e generalizzato aumento di tutte le materie prime. Un fenomeno preoccupante, che non lascia indifferente la filiera della pelle”. Qui, “il rincaro dei listini a monte sta creando ulteriori disagi al settore conciario e a quelli della calzatura e della pelletteria, già pesantemente afflitti dalle conseguenze della pandemia”.
In generale
La nota congiunta che ribadisce la necessità di porre molta attenzione ai prezzi delle commodities prende le mosse da un’analisi realizzata da Confindustria in collaborazione con Prometeia. In base a queste rilevazioni, infatti, emerge come “il rincaro delle materie prime sia un fenomeno che, dall’ottobre 2020, riguarda tutte le commodities e vada addebitato a varie ragioni”. Per esempio, “una componente speculativa di carattere finanziario”. Ma anche “la fisiologica necessità di uscire da una lunga crisi depressiva, come per il petrolio, tornato a livelli pre-Covid”. Pesa, “inoltre, in modo sostanziale la problematica dei container fermi. Negli ultimi tre mesi, infatti, il costo dei trasporti è quadruplicato. C’è stato un disallineamento tra l’economia cinese e quella del resto del mondo, perché la Repubblica Popolare esporta molto, ma non importa agli stessi livelli. Una delle conseguenze più destabilizzanti è che i container rimangono vuoti nei porti internazionali”.
L’analisi di UNIC
Sono “tutti fattori che hanno pesanti ricadute anche sulla filiera della pelle e generano preoccupanti problematiche comuni a ogni segmento”. E qui entra in gioco l’indice dei prezzi elaborato dal Servizio Economico UNIC – Concerie Italiane, secondo il quale “pelle grezza e prodotti chimici sono entrati in una fase di pressione estremamente sostenuta. La pelle grezza – si legge nella nota congiunta – negli ultimi mesi ha visto i suoi listini aumentare in modo generalizzato (come abbiamo scritto nella news che potete leggere cliccando qui) e pressoché irragionevole a fronte di concerie con lavoro bloccato e clienti manifatturieri che hanno diminuito in modo sostanziale la domanda”.
Gli effetti sulla filiera
Allo stesso modo, “i produttori di ausiliari chimici hanno avviato un generalizzato programma di significativi rialzi dei listini su tutta la gamma di ausiliari conciari (ne abbiamo scritto qui). Queste tensioni si riversano, inevitabilmente, sulla manifattura e rischiano di trasformarsi in un boomerang capace di inibire le occasioni di ripresa di concerie, calzaturifici e pelletterie, mettendo a rischio la loro capacità di tenuta dei mercati, la marginalità e la propensione all’investimento”.
Ipotesi e prospettive
L’analisi di Confindustria (della quale qui abbiamo scritto in modo approfondito) ritiene che “molti rialzi avranno effetti di medio termine. Altri prezzi, trainati dal petrolio, si normalizzeranno nel corso del 2021. Ma ogni previsione – concludono UNIC, Assocalzaturifici e Assopellettieri -, vista l’attuale e perdurante condizione di incertezza globale, sconta enormi margini di indeterminatezza”. L’orizzonte meno cupo, dunque, si basa sulla “necessità di una diffusa messa in opera dei piani vaccinali che possa rimettere in moto l’economia globale a partire dai consumi finali, riequilibrando una dinamica dei prezzi che genera reali preoccupazioni”. La posta in gioco, del resto, è vitale. In altre parole:”Riuscire a intercettare la ripresa”.
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