“Le tragedie più recenti in Bangladesh hanno causato la morte di oltre 1.200 operai e messo in evidenza manchevolezze in termini di sicurezza e diritti dei lavoratori. Mentre oggi assumiamo la nostra iniziativa, iniziamo anche una serie di colloqui per il miglioramento dell’ambiente lavorativo”. E’ la dichiarazione di Michael Froman, portavoce del ministero statunitense del Commercio, che ieri ha sospeso i benefici all’import per i prodotti realizzati a Dacca e dintorni. Ad aprile 1.129 operai sono deceduti nel rogo del Rana Plaza, 112 in quello di Tazreen Fashion. Erano tutti dipendenti di aziende che riforniscono i mercati mondiali dell’abbigliamento, Stati Uniti in testa. L’impatto per il calzaturiero è minimo. Quanto peserà la misura? Pochissimo. L’import da parte degli Usa è stato di 4,9 miliardi nel 2012, ma la quota sottoposta a esenzione dei dazi è di appena 34 milioni. L’amministrazione Obama intende però fornire un esempio, che spera sia raccolto non solo dalla Comunità Europea, ma soprattutto dalle autorità dei Paesi asiatici. Gary Hufbauer, del Peterson Institute for International Economics, ha definito la misura “eccezionale, sebbene punitiva in modo minimo, perché mette pressione su tutta la manifattura asiatica, soprattutto su quella che gode dei benefici nei dazi, e in questo caso parliamo in termini di grandi numeri”. (pt)
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