Il doppio taglio dell’arma del marketing. Questo ha portato in evidenza la vicenda Carpisa. Il noto brand di pelletteria è finito sotto i riflettori nel corso della settimana per un annuncio nel quale metteva in palio uno stage presso la propria azienda ponendo tra i requisiti quello di acquistare una propria borsa. La notizia ha iniziato rapidamente a circolare in rete e l’azienda è stata duramente criticata per l’inserzione. Immediata e netta è stata la replica di Carpisa, che ha spiegato attraverso una nota che il messaggio è “in completa antitesi con una realtà imprenditoriale fatta invece di occupazione e opportunità offerte in particolar modo al mondo giovanile”. In ogni caso e nonostante questo, l’azienda si è anche scusata “per la superficialità” con la quale è stato affrontato un tema così delicato. Un passo falso che può essere considerato doppio se si pensa che lo stage offerto prevedeva un periodo di formazione proprio nell’ufficio marketing dell’azienda, a Napoli. Per concorrere alla selezione i candidati dovevano inviare la domanda di partecipazione, un piano di comunicazione e l’attestazione d’acquisto di una borsa da donna della collezione autunno-inverno di quest’anno. Dopo la bufera che si è abbattuta su Carpisa, l’azienda ha sottolineato che negli ultimi tre anni ben 50 giovani sono stati assunti al termine del percorso di stage e che tra i suoi collaboratori oltre il 40% ha meno di 29 anni. “L’impegno in favore dei giovani sarà ancora più forte, al di là di qualunque interpretazione del messaggio dato” assicurano infine da Carpisa.
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