Il presidente della Repubblica Popolare cinese Xi Jinping ha scelto l’Italia come prima tappa della serie di incontri nel Vecchio Continente: dal 21 al 24 sarà nel Belpaese, dove incontrerà le prime cariche dello stato, dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a quello della Camera Roberto Fico, poi sarà di passaggio a Palermo prima di volare nel Principato di Monaco e di qui in Francia.
Propositi
La visita di Xi Jinping a Roma è particolarmente attesa perché, come paventato da più parti, potrebbe essere l’occasione per la firma del memorandum d’intesa che formalizza l’ingresso dell’Italia nella Belt and Road Initiative (BRI), il grande piano infrastrutturale promosso nel 2013 dalla Cina che mira alla creazione di 6 corridoi di collegamento tra Pechino e gli stati del blocco euroasiatico. Porti, stazioni, aeroporti: il programma prevede investimenti (la Repubblica Popolare ha istituito una banca apposita, AIIB, allo scopo) per il potenziamento di tutte le infrastrutture necessarie.
Opportunità per la moda
Luigi Di Maio, vicepremier e ministro dell’Economia e del Lavoro, ha salutato, riporta l’ANSA, l’intesa tra Roma e Pechino come “una vittoria per il made in Italy”. L’avvicinamento (logistico) della Cina rappresenta un’occasione per le aziende esportatrici. Ne è certo Mario Boselli, presidente onorario della Camera Nazionale della Moda Italiana, che a MFF ha dichiarato: “Siamo in un momento di rallentamento delle economie, del commercio internazionale, di imposizione delle dogane. L’Italia deve essere più aperta agli scambi commerciali con la Cina”. E anche per la pelle finita nostrana si aprono prospettive interessanti. Nel 2017 Pechino e Hong Kong hanno acquistato materiali finiti italiani per 553 milioni di euro, con un trend medio del +2,5% su base annua. Il gigante asiatico, scorrendo i dati dell’ultimo Rapporto Economico Annuale di UNIC – Concerie Italiane, complessivamente detiene la quota del 14,5% dell’export, dato che ne fa il miglior cliente di bottali dello Stivale.
Le divisioni
L’Italia è il primo Paese del G7 a impegnarsi per l’ingresso nel progetto BRI. La questione solleva più di una polemica: tra gli stessi partner del governo, dove il M5s si rivela entusiasta, mentre la Lega esprime preoccupazioni. Ma anche a livello internazionale, dove hanno espresso timori per la compromissione italiana sia i partner europei dell’UE che gli Stati Uniti.