Marianne Faithfull e John Sutcliffe hanno ridefinito il ruolo della pelle nel costume. Lo hanno fatto con il film “Nuda sotto la pelle”. Lei attrice accanto ad Alain Delon. Lui designer della catsuit indossata dall’attrice e musicista scomparsa giovedì 30 gennaio, a 78 anni. Una pellicola scandalosa per quei tempi e con una storia particolare. E un’icona, la Faithfull, che ha influenzato un’intera generazione.
Il film scandalo
The Girl on a Motorcycle è un film del 1968 diretto da Jack Cardiff. Distribuito come Naked Under Leather, il film fu uno dei più controversi e contestati. Quasi mai, infatti, in una pellicola cinematografica era stato trattato l’uso di sostanze stupefacenti in maniera così esplicita. E infatti il film fece scalpore (ma ebbe anche successo) in Francia e in Inghilterra. Mentre andò male negli Stati Uniti, tanto da farlo diventare il primo film ad essere classificato con una X (l’equivalente del nostro vietato ai minori di 18 anni). Una delle ragioni per le quali il film fece tanto scandalo, oltre a rappresentare atmosfere di piaceri ed eccessi, fu il costume indossato da Rebecca, interpretata proprio da Marianne Faithfull.
Vestirsi di pelle
Il costume era in realtà una nuova interpretazione del giubbetto biker di pelle tipico dei motociclisti. Una tuta fetish disegnata da John Sutcliffe e che faceva dell’attrice una moderna catwoman. La tuta, tra l’altro, faceva qualcosa di più. Giocava con il concetto di sotto niente. “Il titolo dice tanto, ma c’è ancora tanto da vedere”, era lo slogan della locandina che invitava a non fermarsi alle apparenze. E poi il corpo. La tuta di Sutcliffe metteva in evidenza quello dell’attrice senza censurarne la fisicità, aprendo quindi a una rivoluzione che da lì a qualche anno avrebbe investito soprattutto i giovani. “Se oggi ci vestiamo di pelle, è anche merito di Marianne Faithfull” scrive Rivista Studio.
L’inventiva di Sutcliffe
Ma lo sdoganamento della pelle (e non solo al cinema) fu anche merito del designer John Sutcliffe e della sua catsuit. Per proteggere dalla pioggia la sua ragazza quando andavano in moto, Sutcliffe comprò “una dozzina di pelli di colore rosso”. Poi con la macchina da cucire della sua padrona di casa realizzò una tuta impermeabile. Da questo episodio nacque AtomAge, un marchio di abbigliamento e una rivista che portarono per la prima volta alla ribalta il feticismo per la gomma e la pelle. Lo scrive il Guardian. La sua passione per la pelle divenne talmente forte da essere diagnosticata come sintomo di una malattia mentale. La diagnosi gli portò un esaurimento nervoso e lo spinse ad abbandonare il suo lavoro da ingegnere. Ma fu proprio la conoscenza dei materiali a dare una svolta inaspettata alla carriera. Con le sue competenze ingegneristiche Sutcliffe riuscì a progettare una macchina da cucire per la pelle e si rivolse alla Singer per produrla. Un progetto ambizioso, tanto che l’azienda, inorridita, chiamò la polizia. Sutcliffe è stato quindi un precursore, proprio come la tuta indossata da Marianne Faithfull, capace di influenzare una nuova generazione di costumi per il cinema. Uno su tutti? La tuta in pelle di Emma Peel per la serie televisiva cult The Avengers. (mv)
Immagini dal profilo Instagram Faithfull
Leggi anche: