Se non riescono a vendere vogliono comunque restare connessi ai loro clienti. Sport, ristorazione, musica, cinema, ma soprattutto arte, mostre e musei sono diventati i nuovi strumenti di engagement di brand e griffe. Modalità di attrazione, tra l’altro, aperte a tutti, quindi molto più democratiche. Per esempio, sembra un museo, per quante opere d’arte contiene, il nuovo negozio di Bulgari a Milano. Non è casuale. La griffe ha anche fatto un’importante donazione per sostenere l’arte.
Arte, mostre, musei
Una mostra ben curata può aiutare a rafforzare l’heritage e l’autorevolezza di un marchio, migliorandone le vendite a lungo termine. Secondo Jonathan Siboni, fondatore e CEO di Luxurynsight, in Cina, nel 2024, sono state organizzate circa 192 mostre da 48 brand (fonte WWD). Una tendenza che sembra proseguire. Solo in questo mese di marzo, Gucci e Loro Piana hanno in calendario altrettante mostre aperte al pubblico. In particolare, Gucci apre la propria mostra dedicata al bambù mentre chiude negozi: 2 a Shanghai e altri 4 tra Taiyuan, Shenyang, Dalian e Fuzhou.
Perché una mostra?
La risposta è semplice: soddisfa l’attuale domanda di consumo esperienziale. La presentazione dei prodotti, la narrazione di storie, la creazione di spettacoli visivi, soddisfa i clienti fidelizzati e ne attrarre di nuovi. Non ultimo, crea scenari utili per i post sui social media.
Il nuovo negozio di Bulgari a Milano
È una sorta di mostra permanente il nuovo negozio di Bulgari in via Montenapoleone. Alcuni artisti hanno creato opere appositamente per lo store “che abbiamo concepito come uno spazio capace di raccontare una storia, la nostra storia” ha detto a WWD la vice CEO, Laura Burdese. La griffe, contemporaneamente all’inaugurazione dello store, ha annunciato un accordo di sponsorizzazione con il Museo del Novecento di Milano attraverso la Fondazione Bulgari. Il marchio in orbita LVMH ha promesso 900.000 euro per sostenere il progetto che prevede il raddoppio degli spazi del museo. (mv)
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