Cosa ci ha convinto (e cosa proprio no) de La Moda Giusta

Cosa ci ha convinto (e cosa proprio no) de La Moda Giusta

La Moda Giusta è un libretto ambivalente. Parte della proposta del lavoro della giornalista spagnola Marta D. Riezu, edito in Italia da Einaudi, è certamente da accogliere. Quale? L’invito alla ponderatezza, soprattutto da parte del consumatore, che non deve farsi né travolgere dalla sete del consumo per la sola gioia di consumare, né a spasso dai più semplici stratagemmi del marketing. Bene, ma non abbastanza bene da promuovere l’intera opera. Perché c’è una parte che, invece, bocciamo.

Il punto debole de La Moda Giusta

Del libro di Riezu parliamo sul numero di febbraio 2024 del mensile La Conceria. Dove ne riconosciamo i meriti, ma ne biasimiamo i demeriti. Soprattutto quello di commettere lo stesso errore dal quale vorrebbe mettere in guardia il lettore: arrivare a conclusioni affrettate. Perché è con grande leggerezza che l’autrice auspica che interi settori del fashion system siano tagliati fuori dalla “moda eticamente accettabile”.

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