Non possono lasciare indifferenti i dubbi sul lusso che Financial Times ha insinuato lungo il mese di giugno. Secondo il quotidiano economico-finanziario, giusto per citarne un paio, quella dell’alto di gamma è un’industria obsoleta, le cui prospettive di crescita non possono prima o poi non cozzare con i limiti della dimensione manifatturiera. Il suo business, poi, conosce ritmi di crescita sproporzionati rispetto al valore aggiunto effettivamente offerto. FT non scrive mai esplicitamente: “Il lusso è una bolla”. Ma un approccio a dir poco diffidente non può lasciare indifferenti quando, a guardare i numeri delle trimestrali e i risultati in Borsa, il lusso è l’unico segmento in piena fiducia.
I dubbi sul lusso
Fiducia è la parola chiave del ragionamento. Perché Fiducia, quella che c’è e quella che manca a tutti i livelli dell’industria della moda, è anche il titolo de La Conceria n. 7/8 – 2023. A proposito degli spettri che agita FT sull’alto di gamma, abbiamo chiesto il parere a Francesco Morace, sociologo e fondatore di Future Concept Lab. “Secondo me bisogna distinguere due livelli: i numeri ci dicono che il lusso continua a essere in grande crescita in tutto il mondo, non solo nelle economie in via di sviluppo. Lo dimostrano i risultati raggiunti da molte aziende italiane che lavorano nell’eccellenza, non solo nella moda, anche nella meccanica, nei servizi e in tanti altri settori”. E il secondo? “Dall’altra parte è vero anche che alcuni brand speculano. C’è chi sfrutta esageratamente un trend positivo per proporre prodotti che non sono di una qualità garantita. L’ampliamento del mercato del lusso porta anche a questo”.
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