“Così sono diventato Tanner Leatherstein, influencer da BoF 500”

“Così sono diventato Tanner Leatherstein, influencer da BoF 500”

Smonta le borse in pelle e le analizza per capirne il valore: racconta tutto in video che diventano virali. Content creator e (volendo) quasi un divulgatore scientifico della pelle, Volkan Yilmaz, meglio conosciuto come Tanner Leatherstein, è tra le 500 persone più influenti del mondo della moda. L’influencer, che conta oltre un milione di follower su TikTok (e quasi un altro milione sulle altre piattaforme), è una delle 100 new entry nella famosa classifica The BoF 500 di Business Of Fashion. E noi de La Conceria lo abbiamo intervistato nel nostro stand durante Lineapelle 104 (Fieramilano Rho, 17-19 settembre). Quando? In occasione dell’evento Meet & Greet (in foto), organizzato in collaborazione con Is it leather? per confrontarsi sul modo di comunicare la pelle nel mondo digitale.

Tra qualità e marketing

“Ho iniziato a pubblicare sui social perché volevo aiutare le persone a capire meglio che cosa stavano acquistando. Molti miei amici venivano da me chiedendomi puoi controllare se questa borsa è vera?, è buona?, l’ho pagato troppo?. Queste domande mi hanno accompagnato per tutta la vita – ci spiega Yilmaz –. Le persone amano la pelle, gli piace comprarla e usarla, ma non si sentono a loro agio nel valutarla da sole. Anche solo per capire se è vera pelle oppure no, per distinguere il valore di un prodotto da quello che è solo marketing. Non si può pensare che un oggetto sia di alta qualità solo perché è molto costoso. C’è un gap di conoscenze nei consumatori. E io voglio usare i social media per esprimere la mia prospettiva, diffondere le mie conoscenze sulla pelle, così che le persone possano fare scelte migliori”.

 

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Passione e curiosità

Yilmaz, alias Tanner Leatherstein, ama la pelle dall’età di 11 anni: da quando, cioè, ha realizzato la sua prima giacca in pelle di pecora. In 25 anni ha affinato le sue capacità, profondamente influenzato dalla tradizione artigianale della pelle della sua famiglia in Turchia. La sua esperienza è cresciuta trasferendosi negli Stati Uniti nel 2009 e fondando il proprio marchio di pelletteria: Pegai. Ciò che lo ha spinto verso il mondo dei social network è la curiosità di capire (e far capire) il vero valore di prodotto in pelle. “Non sono mai stato un cliente di marchi di lusso – ci racconta -, ma sono passati 5 o 6 anni da quando ho creato il mio marchio. Quindi ho iniziato a guardarmi intorno per cercare di capire come fosse possibile che le borse di pelle avessero prezzi così alti. Ed è così che è iniziato tutto”.

Il primo video di Tanner

“Una volta ho chiamato il servizio clienti di un famoso brand per chiedere perché una borsa costasse 1.200 dollari e la risposta ricevuta era solo marketing – dice Tanner –: argomentazioni prive di concretezza e sostanza. Ho creato una discussione e quello è diventato il mio primo video virale”. Un’altra volta invece ha smontato una borsa di un noto marchio americano scoprendo che in realtà era fatta di finta pelle. “Da lì in molti mi hanno cominciato a chiedere se potevo fare la stessa cosa con altre borse di brand importanti. Ho solo seguito quello che mi hanno chiesto”, racconta sorridendo, consapevole dell’enorme impatto che i suoi video hanno avuto sul pubblico.

Raccontare la pelle sui social

Tanner ha iniziato da TikTok, poi ha cominciato a postare gli stessi contenuti su Instagram e da lì è iniziato a crescere. Aggiungendo poi anche YouTube, dove può caricare video più lunghi di approfondimento e storytelling. “Io non voglio piacere a tutti. Non credo sia possibile – spiega -. Ognuno ha la sua opinione e prospettiva. E io rispetto questo. Se ricevo commenti a cui posso rispondere lo faccio volentieri, ma se sono solo attacchi o tentativi di far scoppiare un battibecco, io non rispondo. Non devo farlo. Perché quello che faccio io è solo condividere la mia esperienza e le mie conoscenze sulla pelle per le persone che lo capiscono. E se non ti piacciono queste cose, puoi non guardarle e va bene lo stesso”.

Verso i “vegan integralisti”

“Io rispetto totalmente lo stile di vita vegano. Ma sono molto triste quando c’è chi vende plastica e la pubblicizza come materiale ecologico o vegan, quando invece proviene dall’industria petrolifera e si trasformerà in microplastica una volta smaltita. Sapendo che sarà un oggetto che durerà poco e si romperà e deteriorerà presto. Incolpare la pelle per la crudeltà sugli animali vuole dire nascondere il fatto che la pelle è un sottoprodotto dell’industria della carne. Cosa che ben poche persone sanno, purtroppo”. Quello che vuol fare Tanner Leatherstein è anche far conoscere la pelle per la sua origine naturale ed essenzialmente di upcycling. “Parte della mia missione è far capire proprio questa cosa. Per fortuna ci sono tante persone che vogliono conoscere e capire. Tutti i miei contenuti riguardano questo. I giovani soprattutto, quelli della generazione Z, vogliono capire il vero significato dietro alle cose. Non guardano contenuti pubblicitari, li evitano, ma se vendono un individuo che parla che ci mette passione, aprono i loro occhi e ascoltano. Riconoscono qualcuno con una vera passione che gli sta dando delle informazioni che altri non gli danno”. (mvg)

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