Un brigantino danese che naufraga nella Manica nel 1786. E una ricercatrice francese che più di due secoli dopo ne usa il carico per risalire a un processo di concia estinto. Può un incredibile ritrovamento sui fondali marini resuscitare una pelle ormai scomparsa? Può, o almeno potrebbe. Perché le Cuir de Russie, il mitico cuoio di Russia spazzato via, nella sua unicità, dalla rivoluzione industriale, potrebbe tornare tra noi. Merito di Elise Blouet-Ménard, che da cinque anni lavora per ricostruire la ricetta della pelle famosa tra il XVII e il XVIII secolo per la sua “qualità eccelsa” e per “l’odore particolare che teneva lontano gli insetti”.
Intervista
Al progetto Elise Blouet ha dedicato un libro (Cuir de Russie, mémoir du tan) e un progetto industriale in collaborazione con la conceria Baker. Con Elise Blouet ne parliamo su La Conceria n. 2, in un’intervista dove si racconta l’incredibile storia del naufragio e le tecniche segrete di un processo conciario pre-industriale.
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