Realizzare scarpe? Conciare la pelle? “Lavoracci”. Questo era il pensiero prevalente fino al 18esimo secolo. Per questo ci volle un decreto del re Carlo III di Spagna per rivalutare tali mansioni, insieme a tutti gli altri impieghi manuali, “tanto onesti quanto onorevoli”. Il suo atto non rimase un semplice documento autografato con una buona intenzione, ma presto venne assunto dalla cittadinanza come un’indicazione sociale. Questa indicazione avvicinò anche i nobili al mondo del lavoro, favorendo la ripresa economica del regno.
Il pregiudizio culturale
La parola “lavoro” deriva dal latino “labor”, che originariamente indicava la fatica, lo sforzo e la sofferenza. Tutt’altro, quindi, che un concetto piacevole o nobilitante. Quest’ultima accezione, infatti, è piuttosto recente. A contribuire alla rivalutazione del “lavoro”, come riporta larazon.es, vi fu soprattutto re Carlo III di Spagna. Per secoli la civiltà iberica (e non solo) riteneva le professioni manuali in qualche misura “sporche”. E così molti spagnoli, piuttosto che svolgere queste attività, preferivano vivere in totale povertà, preservando però il proprio onore. Tale dinamica generò disoccupazione e stagnazione economica nel regno.
Il decreto del Re
Per contrastare questa difficoltà, il 18 marzo 1783 Carlo III (a sinistra, ritratto da Anton Raphael Mengs) emanò un apposito decreto. Con questo dichiarò che “non solo il mestiere di conciatore, ma anche le altre arti e mestieri di fabbro, sarto, calzolaio, falegname e altri di questo tipo, sono onesti e onorevoli”. Cosicché svolgerli “non svilisce la famiglia di chi li esercita“. Avrebbe potuto essere un buco nell’acqua, un documento che rimaneva affisso sulle bacheche pubbliche. Invece generò una piccola rivoluzione. Con quel decreto, il re favorì un cambiamento psicologico che addirittura avvicinò i nobili ai mestieri manuali. Il risultato? Una ripresa economica sostenuta del regno. (art)
Leggi anche:
- Il passato conciario nascosto sotto l’abbazia patrimonio UNESCO
- Il climate change minaccia lo scrigno dell’archeologia in pelle
- Ypres, al restauro la carta da parati in pelle del Godshuis Belle