La differenza tra plastica e pelle dovrebbe essere chiara. La differenza tra i materiali sintetici e quelli naturali, a proposito di moda e design, pure. Ma no. C’è chi continua a mestare nel torbido, alzando polveroni (terminologici e argomentativi) per far apparire non solo preferibili, ma addirittura migliori delle pelli i derivati dei combustibili fossili. Anche a Glasgow, dove è in corso COP26, Stella McCartney è riuscita a buttarla in caciara. Per questo sono interessanti i tre spunti in rassegna stampa sul dualismo tra materiali. Vale la pena leggerli.
Consigli di lettura:
- Partiamo dal Museu de la Pell di Igualada (Barcellona). Dove fino al 30 gennaio è in programma “Plàstic – Genial o pervers: tu com ho veus?” (Plastica – Grande o cattiva: tu che ne pensi?”). La mostra non ruota tanto, malgrado l’istituto che la ospita, sul dualismo con la pelle, ma sull’ambivalenza stessa dei materiali sintetici: certamente utilissimi in moltissime applicazioni. Ma, da quando si sono trovate microplastiche anche nelle feci umane, anche qualcosa che suscita profonda preoccupazione;
- A proposito della differenza tra plastica e pelle, l’eco mediatica che incontra l’operazione Ocean Cleanup ne ricorda una che riguarda il fine ciclo vita. Ma voi avete mai visto isole di pelle che galleggiano nel Pacifico?
- Si incontrano, poi, in rassegna dei simpatici lapsus freudiani. Fashion United intervista un produttore italiano di alternative alla pelliccia. Sorvoliamo sull’uso e abuso di espressioni come “eco-pelliccia” e “pelliccia sintetica”, proibite dal cosiddetto Decreto Pelle. Fa sorridere un’improvvisa ammissione: “Le pellicce sintetiche hanno una resa termica pari all’85% della pelliccia naturale, in quanto quest’ultima ha il cuoio mentre la sintetica il tessuto”. Visto che i materiali naturali qualche merito ce l’hanno?
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