Scaglie di cuoio per salvarsi la vita. Un team di ricercatori dell’Università di Zurigo ha scoperto che fin dal primo millennio avanti Cristo, i soldati delle milizie asiatiche usavano un’armatura speciale. Prevedeva l’utilizzo del cuoio, che ritagliavano in piccoli pezzi e cucivano tra loro. Queste piccole placche a forma di scudo erano particolarmente efficaci contro i colpi dei nemici. Il sistema era noto, ma gli studiosi svizzeri hanno anticipato la datazione del suo utilizzo.
Indagini approfondite
L’armatura analizzata è emersa tra gli scavi della sepoltura di un cavaliere di circa 30 anni nel nord-ovest della Cina, nei pressi della città di Turfan. L’armatura ha rivisto la luce nel 2013 e ha subito un’indagine accurata da parte del team di ricercatori. Secondo questi, l’oggetto non è stato creato nel luogo in cui è stato ritrovato, ma prima. I ricercatori hanno utilizzato la datazione al radiocarbonio per fissarne l’età tra il 786 e il 543 a.C.
Scaglie di pelle per salvarsi la vita
Le armature a scaglie proteggevano gli organi vitali, nei combattenti, come un ulteriore strato di pelle senza limitarne la mobilità. Le armature presentavano piccole piastre a forma di scudo che gli artigiani disponevano in file orizzontali e cucivano su un supporto. A causa dei materiali costosi e del laborioso processo di fabbricazione, le armature erano molto preziose e indossarle era considerato un privilegio dell’élite. Ed era raro che venissero seppellite con il proprietario. L’armatura di Turfan contava originariamente 5.444 squame più piccole e 140 squame più grandi, che insieme ai lacci in pelle e alla fodera pesavano tra i 4 e i 5 chilogrammi.
Il commento
“Con l’aumento dell’uso dei carri nella guerra mediorientale, a partire dal IX secolo a.C. – afferma Patrick Wertmann, il professore che coordina la ricerca – nacque un’armatura speciale per i cavalieri. Queste armature in seguito divennero parte dell’equipaggiamento standard delle forze militari dell’impero neoassiro, che si estendeva dall’attuale Iraq all’Iran, alla Siria, alla Turchia e all’Egitto”.
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