I Neanderthal avevano le capacità per cacciare il leone delle caverne. E, oltre alla carne, ne utilizzavano anche le pelli. La scoperta è arrivata dall’analisi dei resti di due siti archeologici nel Sud della Germania. È la prima prova diretta della caccia al leone nella storia umana. Il leone delle caverne, oggi estinto, raggiungeva i quattro metri di lunghezza e oltre 340 chilogrammi di peso. “Abbiamo trovato le prime e più antiche evidenze dell’uso diretto della pelliccia dei leoni delle caverne da parte dei Neanderthal, che indicherebbero un rapporto simbolico e di rispetto con questo animale” afferma Gabriele Russo, archeologo dell’Università di Tubinga e primo autore dello studio pubblicato su Scientific Reports.
I Neanderthal non erano così sprovveduti
Un gruppo internazionale di ricercatori, guidato dagli archeologi delle università tedesche di Tubinga e Gottinga e dell’Università britannica di Reading, ha analizzato i resti di un leone delle caverne rinvenuti a Siegsdorf, in Baviera. In una sorta di autopsia sullo scheletro del leone, gli studiosi hanno individuato alcuni segni di una ferita fatale, inferta con una lancia di legno. È la prova, secondo gli autori, che l’uomo di Neanderthal fosse in grado di cacciare i leoni delle caverne. Inoltre, analizzando tre ossa risalenti a più di 190.000 anni fa di un leone delle caverne rinvenute nel 2019 ancora in Germania, gli autori hanno individuato segni di scuoiamento. È il segno di una accurata lavorazione delle pelli. Una lavorazione che richiedeva tempo, precisione e approfondita conoscenza dell’anatomia dell’animale.
L’uso culturale della pelle
Secondo gli autori, le popolazioni di ominidi facevano un uso “culturale” della pelle dell’animale. L’analisi dei reperti della Grotta dell’Unicorno inducono gli studiosi a ritenere che qualcuno aveva scuoiato il leone e portato la pelle nella caverna, usandola forse come elemento decorativo o come indumento da indossare durante alcuni rituali. (mv)
Ricostruzione grafica da Le Scienze
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