Gli antichi manufatti in pelle di Vindolanda, l’avamposto dell’esercito romano lungo il Vallo di Adriano, rischiano di scomparire. Li minaccia il climate change, che pare stia andando a modificare l’equilibrio esistente nel nord dell’Inghilterra che ha permesso la buona conservazione dei reperti archeologici. Da tali oggetti, nel corso degli anni, i ricercatori hanno ottenuto importanti informazioni sullo stile di vita degli antichi romani. Un’area dichiarata patrimonio dell’UNESCO dal 1987.
Il climate change minaccia il Vallo di Adriano
Il Vallo di Adriano era la muraglia eretta dall’imperatore romano Adriano (di cui porta il nome, d’altronde) nella prima metà del II secolo d.C. “Molti tratti sono conservati sotto paludi, cioè terreni molto umidi, che hanno protetto i reperti per quasi due millenni”, spiega a information.tv5monde.com Andrew Birley, direttore degli scavi e direttore generale del Vindolanda Trust. Uno dei punti in cui i ricercatori hanno scoperto gran parte dei reperti è proprio Vindolanda, forte che sorge a circa 50 chilometri a ovest di Newcastle.
Il problema
Qual è il problema? Il terreno si riscalda più velocemente dell’aria e, quando si indurisce, lascia penetrare l’ossigeno attraverso le sue fessure. “Quando l’ossigeno entra, gli oggetti più delicati, quelli in pelle, tessuto e legno, si rompono, si decompongono e si perdono per sempre“, chiarisce Birley.
Le incognite
Il delicatissimo equilibrio è quindi minacciato dai cambiamenti climatici. La conseguenza potrebbe essere il rapido deperimento dei reperti ancora sotto terra. Negli anni, gli archeologi hanno portato alla luce da qui strutture in pietra e legno, scarpe e vestiti in pelle, strumenti, armi e tavolette scritte a mano. Reperti che forniscono informazioni utili e preziose per conoscere lo stile di vita degli antichi romani. “Gli archeologi hanno esplorato meno dell’1% del Vallo di Adriano”, spiega ancora il ricercatore. Un patrimonio tutto da scoprire che rischia di andare perduto. (art)
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