Il leggendario passato conciario di Guadalcanal riemerge dal sottosuolo. Nel corso dei lavori di ristrutturazione di una delle vie principali della cittadina spagnola sono spuntati i resti di una grande industria di lavorazione della pelle. Ben 34 vasche in cui le pelli venivano conciate rimaste seppellite per 500 anni. Forse, però, visto quanto si prospetta, era meglio che nessuno le scoprisse.
Il leggendario passato conciario di Guadalcanal
Come racconta elcorreoweb.es, secondo le leggende locali nel 1494 il comandante Don Fadrique Enriquez de Ribera si trasferì in una nuova residenza chiamata El Palacio. Oggi è la sede del municipio di Guadalcanal. L’edificio confinava con una fiorente industria conciaria che per i processi di lavorazione utilizzava l’acqua di una fonte di Plaza Mayor. Era l’unica fonte idrica esistente in quel punto all’epoca. E proprio per questo fu richiesta anche da Don Fadrique Enriquez de Ribera per rifornire la casa e irrigare il suo frutteto. I conciatori non si sognarono di andarsene e, così, la soluzione individuata fu quella di razionare l’acqua. Il comandante utilizzava la fonte solo per sé tre giorni la settimana e gli altri 4 veniva messa a disposizione delle concerie. Troppo poca. Tanto da segnare l’inizio della fine di quella conceria.
Il ritrovamento
Nelle scorse settimane i lavori di ristrutturazione della strada hanno portato alla luce i resti di 34 vasche per la concia.Ma anche delle cisterne scavate nel terreno calcareo che, secondo l’archeologo Florentino Pozo, servivano per contenere l’acqua necessaria alle lavorazioni. Queste vasche erano collegate a una sorta di sistema di rifornimento con canali in pendenza collegati alla fonte d’acqua e, secondo lo studioso, potrebbero essere i resti di quell’industria esistente mezzo secolo fa.
Destino in bilico
Ora però si è aperta una discussione tra la popolazione. Pozo vorrebbe che i reperti fossero protetti e resi punto di riferimento culturale. Un luogo da visitare, insomma. I cittadini di Guadalcanal sembra, invece, non vedere l’ora di tornare a poter utilizzare la strada, snodo importante della località. L’archeologo, come racconta elcorreoweb.es, ha così proposto di proteggere il sito con un geotossile. In altre parole “un tessuto non tessuto” composto di fibre sintetiche da ricoprire con l’asfalto. In questo modo, se in futuro la città volesse riappropriarsi del suo passato conciario e metterlo in mostra, basterà rompere l’asfalto e le vasche delle concerie sarebbero ancora lì. Intatte.
Immagine tratta da elcorreoweb.es
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