La filiera della pelle è incastrata in un loop obbligato, fatto di autodifesa e di interventi pubblici in cui si trova a ribadire sempre gli stessi concetti (quelli giusti). Cioè che è sostenibile, green, circolare, insomma molto meglio di come la rappresentano i detrattori. Già. Perché, come scrive il direttore Luca Fumagalli nell’editoriale del numero 11 – 2023 del mensile La Conceria, sono “i continui attacchi populisti” di associazioni come PETA a limitare la filiera della pelle a un ruolo che non le compete, quello dell’animale braccato sulla difensiva. È un loop obbligato al quale bisogna trovare la forza di ribellarsi, “non per arrendersi, ma per passare all’attacco”, scrive Fumagalli. “Ribaltiamo, dunque, il punto di vista e quello di partenza di ogni futuro dibattito: è la pelle a essere alternativa a tutti gli altri materiali e solo la pelle è alternativa a se stessa”.
Un mensile sulla Pelle
È in questa cornice che abbiamo deciso di dedicare il numero 11 del nostro mensile, ora in distribuzione presso gli abbonati, alla “Pelle”. Con designer (in rampa di lancio, nel caso di Sara Veneziano, o affermati, in quello di Angelo Cruciani) e consulenti d’azienda (come Liz Alessi), ne comprendiamo l’apprezzamento tecnico e stilistico da parte di chi la moda la disegna e la produce. Con imprenditori della manifattura e del retail (Valerio Tatarella, CEO di Primadonna Collection; Gianluca Pietrini, direttore operation di Scarpamondo; Paolo Streni di Streni e Alessandro Gaetani di Anna Virgili) investighiamo il mood dei consumatori di tutti i segmenti. Non solo. Il mensile dedica spazio alle possibilità di sviluppo tecnico del materiale (ad esempio, parlandone con Greg Altman, CEO di Evolved by Nature), ai limiti delle plastiche e, soprattutto, alla centralità culturale della pelle.
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