Una delle considerazioni più interessanti della settimana la leggiamo su Vogue a proposito della naturalezza della pelle: come curarla e, soprattutto, come apprezzarla. Ma ci sono da segnalare nella rassegna stampa della settimana almeno altre due letture a proposito della filiera dei materiali animali. Una arriva dal Québec e parla delle difficoltà dell’industria locale. L’altra dal Pakistan e ci porta a confrontarci col tema degli scambi internazionali.
Consigli di lettura:
- Ingrid Chua scrive per Vogue un vademecum sulle borse: come comprenderne la qualità, come curarle, quali preferire. L’autrice dedica alla naturalezza della pelle un inciso interessante. Perché è un invito al lettore a prestare maggiore attenzione al suo valore intrinseco. In termini commerciali vanno per la maggiore pellami molto resistenti a macchie e graffi: ci riescono perché sono fortemente rifiniti e coperti. Bisogna apprezzare lavorazioni naturali, sostiene Chua, nella consapevolezza che ne derivano però prodotti più delicati;
- Nel Canada fracofono le attività della filiera sono tradizionalmente legate a quelle dei trapper e dello sfruttamento economico della fauna selvatica. Un settore che vede nella commercializzazione della pelle e delle pellicce una delle fonti di reddito e che ora, quando una certa parte della moda ha rigettato tali materiali, si trova in difficoltà. “Eppure – dice a proposito della materia prima un operatore – è ridicolo dover gettare queste risorse”;
- Le cose stanno per cambiare in Pakistan, pare. Già, perché il Fondo Monetario Internazionale avrebbe chiesto al governo di Islamabad di smetterla con il sostenere economicamente alcuni comparti manifatturieri, tra cui la concia. Se non si adegua, il Pakistan potrebbe essere estromesso dal programma di prestiti del FMI.
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