“Non c’è niente come la pelle”. Un vecchio detto popolare inglese nasconde una grande verità storica. Non ci credete? Visitate la città di Keighley, nello Yorkshire, dove proprio la pelle, senza timore di essere smentiti, permise e innescò la Rivoluzione Industriale. Come e perché ve lo spieghiamo nelle prossime righe.
La Rivoluzione Industriale
Keighley è una città dello Yorkshire che deve buona parte della sua storia ai conciatori. All’inizio della Rivoluzione Industriale, infatti, le fabbriche avevano bisogno di uno strumento per trasmettere la potenza dai motori alle ruote. Le cinghie in cuoio si rivelarono ideali per soddisfare questa necessità. L’industria ancora non viaggiava a forti ritmi e così c’era chi comprava la pelle conciata e produceva da sé le cinghie. Per esempio, i gestori dei mulini. Con la diffusione di nuove tecnologie, però, la domanda di cinghie crebbe. Così i conciatori di Keighley iniziarono a concentrare la loro attività proprio su questa produzione.
Non c’è niente come la pelle
Come riporta keighleynews.co.uk (da cui sono tratte le foto), le cinghie in cuoio vennero usate da sempre più aziende e per circa 200 anni furono utilizzate dall’industria britannica. In alcuni casi, il loro utilizzo proseguì fino agli anni Sessanta del ‘900. A Keighley, però, la concia e la relativa produzione di cinghie conobbero il massimo splendore a metà del XIX secolo. Tre erano le tre aziende leader: James & Thomas Whitehead, Isaac Foulds e William Laycock and Sons. Il catalogo di quest’ultima, datato 1902, riporta per esempio che “il mulino di John Whittaker a Nelson aveva una cinghia lunga 88 piedi e larga 32 pollici, che da 16 anni trasmetteva potenza a 1.270 telai“. Mentre “i titolari della Holmes & Pearson, fonderia di Keighley, dichiararono che la loro cinghia di trasmissione era lunga 168 piedi e larga 30 pollici. Era in funzione da 13 anni e stava ancora dando soddisfazione sotto ogni aspetto”.
Leggi anche: