Ci sono voluti 20 anni di ricerca. Ma ne è valsa la pena. Perché è arrivata la pubblicazione della prima Enciclopedia della Scarpa (Encyclopèdie de la Chaussure, Le Bord De l’Eau, 520 pp., 49 euro). Nel volume, che raccoglie anche 700 tra foto e illustrazioni, è racchiusa la storia della calzatura “dal Paleolitico superiore al XXI° secolo”. Per un periodo, cioè, di circa 10.000 anni. Marchi, insegne, designer, inventori, artisti, celebrità e rappresentazioni di calzature di artisti contemporanei. Un’opera monumentale, diventata presto di riferimento per il settore, che porta la firma di Bernard Parisot. Economista, ingegnere ed ex consulente del Gruppo André, Parisot è consigliere per lo sviluppo della Fédération Française de la Chaussure. È riconosciuto come storico all’interno del Conseil National du Cuir. Il suo presidente Frank Boehly ha curato la prefazione del volume.
Enciclopedia della Scarpa
Signor Bernard, a chi è rivolto questo libro?
Al pubblico in generale, agli appassionati, agli addetti ai lavori della calzatura e della moda.
Senta ma… è venuto prima il cuoio o la scarpa?
Alla luce delle ricerche attuali, le scarpe di cuoio più antiche sono quelle trovate in Armenia (carbatine di 5.500 anni BP) e quelle della mummia Ötzi (4.546 BP). Ma gli scavi in Oregon hanno trovato scarpe più antiche realizzate con fibre vegetali. Realizzate da popolazioni che, peraltro, già conoscevano la pelle. Infine, viene fornita la prova dell’esistenza di scarpe 35.000 anni fa. È abbastanza possibile che siano in pelle, ma non ci sono prove.
Rispetto all’Italia, qual è la cosa che ti ha colpito di più nella sua ricerca?
L’ammirazione che ho i calzolai italiani passa ovviamente attraverso i loro creatori. Il più grande per me resta Ferragamo, senza poi contare gli italiani che hanno fatto carriera in Francia. Ma quello che ammiro di più è la capacità dei professionisti di unirsi a livello regionale per creare veri e propri distretti competitivi. È un segreto del successo che i francesi non sono mai stati in grado di scoprire e che spiega il successivo crollo delle città calzaturiere del passato. Infine, ho un’attrazione particolare per il museo di Vigevano, le sue mostre e le sue opere.
Ha documentato la storia della calzatura ma… qual è il suo futuro?
La progressiva evoluzione verso una personalizzazione di aspetti, materiali e funzioni, sia ricreative, tecniche o mediche, con l’implementazione di processi 3D, che creerà nuove opportunità per l’artigianato alto di gamma.
Rispetto al passato, si usano molti più materiali in alternativa alla pelle. Come si evolverà questa tendenza?
La pelle rimarrà, per la sua immagine simbolica e grazie all’arricchimento dei suoi aspetti.
C’è un’enorme sovrapproduzione di scarpe. Data la crescente sensibilità alla sostenibilità, è una questione che deve essere affrontata e ripensata secondo lei?
Sì, certo e soprattutto in termini di rilocalizzazione. (mv)
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