Si è conservata in buone condizioni grazie alle gelide temperature a cui è stata esposta. Ora il suo rinvenimento costringe gli archeologi a rivedere le loro convinzioni. Si tratta della mummia di una donna rinvenuta nelle scorse settimane nella regione di Jacuzia, in Siberia. E la sua storia chiama in causa pelle e pelliccia. In modo sostanziale.
Il rinvenimento
La Jacuzia è un grande territorio prossimo alla Russia artica dove le temperature possono scendere anche a -60 gradi centigradi. Qui, circa 200 anni fa, viveva la donna la cui mummia è oggetto di questa notizia. Tra gli aspetti più interessanti offerti dal suo rinvenimento, infatti, vi sono i dettagli legati all’abbigliamento che indossava. Biancheria intima di pelliccia (tipica per i tempi) e calze di pelle di puledro. Al collo, inoltre, la donna indossava un piccolo pendaglio in rame a forma di croce.
La datazione
“I suoi tessuti molli si sono conservati molto bene – spiega l’archeologa Elena Solovyova dell’Accademia delle Scienze della Repubblica di Sakha (Jacuzia), membro del team che ha scoperto la mummia -. Questo è l’esito della mummificazione naturale“. Secondo gli studiosi, la croce di rame e gli abiti trovati addosso alla donna, rinvenuta in una fossa scavata nel terreno sabbioso, ribalterebbero la teoria secondo cui il primo insediamento russo in questa regione risale al 1630. La sepoltura della donna risalirebbe infatti al 19esimo secolo e non prima. Questo si è potuto dedurre anche dal fatto che alcuni dei suoi vestiti fossero cuciti a macchina.
Immagine tratta da siberiantimes.com
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