Un gentiluomo. Un artista. Di quelli veri. Era (molto) più di un fotografo, Giovanni Gastel, scomparso sabato scorso (13 marzo 2021), a causa di Covid-19, all’età di 65 anni. Il suo sguardo e i suoi scatti hanno creato uno stile ineguagliabile, che ha caratterizzato l’immagine di tante griffe e brand della moda e della filiera della pelle.
Molto più di un fotografo
La notizia della morte di Gastel ha lasciato senza parole la comunità internazionale della fotografia, che, poco meno di un mese fa, aveva avuto la possibilità di ascoltare una sua conversazione online con Giovanna Calvenzi e Michele Smargiassi. Ma Gastel è stato molto di più di un fotografo. Perché con il suo linguaggio e il suo stile ha, in un certo modo, rivoluzionato la fotografia di moda. Lo testimoniano le lunghe collaborazioni con griffe come (tra le tante) Versace e Salvatore Ferragamo, Tod’s e Dior. Oppure, quella con i Fratelli Rossetti che su Instagram lo ricordano così. “Giovanni Gastel ha contribuito in maniera fondamentale alla costruzione dell’immagine della nostra azienda. Gusto e raffinata semplicità sono caratteristiche che abbiamo sempre cercato. Emergevano in lui con una naturalezza tale che solo in un secondo tempo ti accorgevi dei dettagli. Questa è l’essenza della raffinatezza: quando l’immagine nel suo insieme prevale rispetto ai particolari. È così che vogliamo salutare un grande maestro della fotografia italiana con cui siamo fieri e orgogliosi di aver collaborato”.
La carriera, i ritratti
Gastel iniziò la sua carriera a fine anni ’70, a Milano, realizzando still life per per la casa d’aste londinese Christie’s. Nel 1981 il suo obbiettivo irrompe nel mondo della moda e conquista le pagine delle più importanti testate. Nel 1997 arriva l’ulteriore consacrazione artistica, con una mostra personale, curata dal critico d’arte Germano Celant, presso la Triennale di Milano. Negli anni successivi, a quella di moda accosta una sempre più creativa ed espressiva fotografia di ritratto, immortalando un incredibile numero di personaggi, a partire da Barack Obama.
Le scarpe e un nostro ricordo
Iconico, comunque, resta il suo modo di interpretare “l’oggetto calzatura”. Per esempio, lo dimostra il progetto Similitudini, che portò, nel 2018, a una mostra organizzata da Assocalzaturifici. Una serie di scatti (raccolti nel volume del quale vedete la copertina nell’immagine) che raccontano la maestria artigiana italiana nella filiera delle calzature. Ma, soprattutto, generano imprevedibili “similitudini” con oggetti di uso quotidiano. Intervistammo Giovanni Gastel 10 anni fa nel suo studio milanese. Ci sorprese con la naturalezza della sua accoglienza e la piacevolezza del suo dialogare. Un’intervista che rimarrà nella nostra memoria insieme ai suoi scatti.
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