Un sandalo in cuoio del IV secolo rispunta sulle cime della Norvegia. La scoperta è avvenuta a fine agosto 2019 e, ora, il reperto è allo studio degli esperti. Uno scalatore norvegese stava attraversando l’area nota come Horse Ice Patch nei pressi di Oppland. Il sandalo si presenta in buono stato di conservazione e, secondo gli esperti, sarebbe un rifiuto. In altre parole: il suo proprietario l’avrebbe buttato perché non gli serviva più. Così facendo, 1.700 anni dopo, il suo gesto potrebbe permettere di fare luce sulle tecniche artigianali dei vichinghi.
Il sandalo ritrovato in Norvegia
“C’è stato un consistente scioglimento dei ghiacci nel 2019. Eravamo impegnati a salvare reperti dal passo di Lendbreen e da altri siti. Poco prima dell’arrivo della neve invernale, da un escursionista abbiamo ricevuto una foto emozionante da Horse Ice Patch. Ci siamo detti: ma non sarà una scarpa dell’Età del Ferro? Siamo partiti immediatamente”. Così, attraverso un breve tweet, gli archeologi di Secret of The Ice hanno raccontato come è venuto alla luce l’antico sandalo.
1.700 anni dopo
Uno scalatore, stava attraversando l’Horse Ice Patch, un passo di montagna nei pressi della città di Oppland in Norvegia, quando si è imbattuto nella calzatura. Gli archeologi giunti sul posto hanno messo in sicurezza in reperto dallo scioglimento dei ghiacci, effettuando tutti i rilievi. In seguito, attraverso la datazione al Carbonio 14, hanno stimato che la calzatura risalga al 300 d.C. L’avrebbe gettata via il suo antico proprietario, perché ormai talmente consumata da risultare inservibile.
Modello romano
Come riporta news.artnet.com, Vegard Vike, conservatore al Kulturhistorisk Museum di Oslo, ha spiegato su Twitter (da dove sono tratte le immagini) che il sandalo è una versione della carbatina romana. “È piuttosto sorprendente aver ritrovato questo sandalo – spiega inoltre Espen Finstad, il responsabile del gruppo di archeologi -. Siamo a quasi 2.000 metri e troviamo una scarpa con elementi di moda simili a quelli attuali“. Il rinvenimento, secondo l’esperto, “ci dice che quello che oggi sembra un paesaggio montano selvaggio e desolato è stato un passaggio preistorico molto trafficato”.
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