“Italia sì, Italia no: la terra dei cachi”. La cantavano Elio e le Storie Tese al Festival di Sanremo (edizione 1996) per ironizzare su un Paese autoindulgente e incapace di autocritica. Oggi, forse, potremmo cominciare a parlare di “lusso dei cachi”. Già, perché alla già nutrita ridda di matrici vegetali per la produzione di materiali alternativi alla pelle (le bucce di arancia, quelle di mela, gli scarti di ananas, la vinaccia), se ne aggiunge un’altra. I cachi, per l’appunto. I nostri consigli di lettura della settimana vi invitano a soffermarvi su questa e altre novità dall’universo veg. E da un’iniziativa di Louboutin, che dà la misura, invece, della centralità della pelle nei progetti inclusivi.
I consigli di lettura:
- Dunque, il materiale si chiama PersiSKIN (dove skin in inglese, lo saprete, sta per pelle): è il tessuto derivato dai cachi. Lo ha brevettato l’azienda valenciana Laserfood in collaborazione con il centro di ricerca Aitex. Il suo sviluppo è già costato 500.000 euro, mentre i promotori contano di investirne ulteriori due milioni nei prossimi mesi. PersiSKIN arriva sul mercato come concorrente sia della pelle naturale che, a leggere il loro sito, delle alternative sintetiche attualmente disponibili. È allora interessante la schiettezza del redattore di ABC, che non si fa ingannare dalla matrice “bio-based”, ma definisce il tessuto per quello che è: sintetico
- Ai vegani piacciono le liste e le graduatorie: quelle degli amici e quelle dei nemici. Perché le liste, specie nella comunicazione online, hanno una grande efficacia comunicativa. Dal momento che uno degli ultimi fronti d’attacco è quello delle quattro ruote, c’è chi ha fatto il ranking dei brand automobilistici vegan friendly
- Fa piacere, allora, che nell’alta moda ci sia ancora chi sappia valorizzare la pelle. Non sono pochi, per fortuna, gli esempi. L’ultimo lo offre Christian Louboutin, che la impiega per la sua collezione genderless “Our Angels”.
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