“A fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura”. Leggendo della guerra civile che si prospetta tra i materiali alternativi derivati dal micelio, tornano in mente le parole di Pietro Nenni. Già, perché dalla rassegna stampa francese salta fuori un pezzo che va proprio in questa direzione: il conflitto ora si sposta su chi, tra gli aspiranti sostituti della pelle, è meno sintetico. È un peccato che si debbano disperdere tante energie mentali in questo dualismo (dove PETA sembra essere un po’ a corto di idee). Perché la pelle di applicazioni e soluzione ne offre davvero tante.
I consigli di lettura:
- Fungus Sapiens è una startup francese che produce un materiale dal micelio. Come se ne vedono altre sul mercato, ultimamente. Ma solo Fungus Sapiens, rivendica la fondatrice con Le Figaro, è davvero sostenibile: “A differenza di altre alternative alla pelle, i nostri prodotti, realizzati in Mycelium, non sono compositi. Non sono miscelati con poliuretano o PLA (bioplastiche), che sono biodegradabili ma non compostabili”. Sarà abbastanza per aprire la guerra civile nel fungo?
- Il dualismo con la pelle sta consumando soprattutto chi pelle non è. PETA ha lanciato una campagna dove provoca il pubblico con la domanda paradossale: se la moda usasse pelle non animale, ma umana, non vi farebbe impressione? Per rafforzare il messaggio, correda la campagna di immagini orripilanti e sopra le righe. Be’, chi ha un po’ di memoria ricorderà che PETA si era giocata più o meno la stessa idea già nel 2016 (e chissà quante altre volte prima e dopo);
- E, quindi, l’opinione pubblica è costretta a star dietro ai litigi tra produttori di tessuti dal micelio e alle provocazioni di PETA. Rischiando di perdere di vista la duttilità della concia. Capace sul serio di avventurarsi anche nei campi non convenzionali. La collezione in pelle di salmone, trota e tonno di All Sport Vintage è solo l’ultima dimostrazione.
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