Tre posizioni sul valore commerciale delle co-lab tra griffe

Tre posizioni sul valore commerciale delle co-lab tra griffe

Certo, non è un mistero. Ma è interessante sentirlo riconoscere dalla voce stessa dei protagonisti. Già, le collaborazioni tra griffe non sono solo occasioni per contaminazioni artistiche. Se se ne fanno a ritmo così sostenuto, lo si deve al loro indubbio valore commerciale. Le co-lab sono occasioni per “scuotere” il proprio pubblico e acquisirne di nuovo. Vale per i piccoli come per i grandi brand. La rassegna stampa dell’ultimo periodo dà grande spazio all’argomento.

Consigli di lettura:

  • L’intervento più prestigioso sul valore commerciale delle co-lab è quello di Serge Brunschwig, CEO di Fendi. Anche perché, l’abbiamo detto dimostra che una certa dinamica sia interessante anche per i consolidati brand del lusso. A proposito di Fendace, l’iniziativa con Versace, ha raccontato a MFF di esseri convinto “perché in questo mestiere è come quando vedi la pubblicità. Se la pubblicità ti dà uno shock, allora è buona, giusta. Questo progetto incontra una nuova generazione, una nuova clientela”.
  • In maniera simile le collaborazioni sono un tassello fondamentale anche nella strategia di Missoni. Che, così, vuole arrivare ai giovani consumatori. “I clienti senior rimangono la priorità – dice il CEO Livio Proli a MFF –, ma stiamo facendo un refresh della griffe per dialogare con il mondo dei Millennials. Ecco perché nel corso del 2021 sono nate co-lab importanti con Palco Angels, Supreme o Moleskine”.
  • Ma, forse, chi spiega in maniera più chiara di tutto come stanno le cose è Lorenzo Osti. Il presidente di CP Company ha organizzato una collaborazione con il gruppo Armani: ecco la sua versione. “Ero scettico, ormai le fanno tutti e non volevo essere noioso. Ma sono uno strumento di marketing potentissimo, con un ritorno immediato – dice a La Repubblica –. Ognuno accede alle community dell’altro. Anche se, nel mio caso, quelle di Emporio sono ben più importanti. L’altro vantaggio è che le capsule sono fresche: ti permettono di vederti con uno sguardo differente e di presidiare il mondo dei social con progetti sempre diversi che rilanciano costantemente l’attenzione. Proprio per queste ragioni non credo che si tratti di un fenomeno passeggero”.

 

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