Tutto il tempo del mondo, il photobook d’artista che racconta Presot

Tutto il tempo del mondo, il photobook d’artista che racconta Presot

C’è una scritta a tutta parete, su un muro esterno di Presot, conceria di Porcia, provincia di Pordenone. “Camminare non è un verbo. È tutto quello che abbiamo imparato e trasmesso ai figli. È la direzione che diamo ai nostri sogni in questa terra che vogliamo conoscere e rispettare. Per noi la vita è un viaggio da fare a piedi”. Sono parole che disegnano alla perfezione il suo stile d’impresa e l’identità del suo unico prodotto: il cuoio. Sono parole che emergono, quasi evocate, da Tutto il Tempo del Mondo, progetto fotografico ed editoriale a firma di Mattia Balsamini. Un vero e proprio libro d’artista. Un esempio di come si possa riuscire a raccontare visivamente il senso più ampio e culturale del “concetto di tempo”. Quello che serve non solo a produrre il cuoio, ma anche a fare esperienza del valore di quello che ci circonda. Ne abbiamo discusso con Mattia Balsamini, che in questi giorni è anche tra gli autori in mostra al Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo, nel contesto del progetto Veggenti.

 

Tutto il tempo del mondo, il photobook d’artista che racconta Presot

 

Tutto il tempo del mondo

Da dove nasce l’idea di sviluppare questo progetto e che tipo di conoscenza avevi, in precedenza, della concia e della pelle?

Il progetto nasce innanzitutto da una relazione stretta e viscerale che ho con il mio territorio d’origine in Friuli. In esso, da quando sono ritornato a viverci, affondo le radici e i temi della mia ricerca artistica, che è da sempre legata al concetto di lavoro manuale come processo significante dell’uomo. La conceria Presot è un punto di riferimento produttivo e artigianale, ma soprattutto un operatore culturale del nostro territorio. In questo binomio è nato lo scambio con Eugenia. Anche da una profonda stima reciproca con lei, che l’ha convinta ad affidarmi questo progetto narrativo. Da oltre dieci anni mi occupo di raccontare tramite la fotografia i processi produttivi più disparati. Dall’alta tecnologia della NASA ai duri processi di scavo nelle miniere d’oro in Sud Africa. Ero comunque nuovo alla concia, e in particolare alle metodologie a cavallo tra antico e moderno della conceria Presot. È stata un’enorme scoperta.

Il tempo è il valore di riferimento della produzione di Presot ed emerge in modo quasi fisico dalle fotografie e dal volume. Quanto tempo ha richiesto per essere realizzato? In che modo hai lavorato per entrare in contatto così profondo con l’identità di Presot e del suo prodotto?

Ero solito frequentare la conceria per eventi culturali. Ritrovavo delle aderenze con la luce, alcuni odori, alcuni rumori e silenzi degli spazi di lavoro della piccola impresa della mia famiglia (che si occupa di tutt’altro). In effetti, una grande parte di atmosfere di questo libro arrivano da un voler ritrovare tutto lì, in conceria. Ho deciso di lavorare in tante e piccole riprese all’interno degli spazi. Tornando per ragioni diverse, con macchine fotografiche diverse o a volte anche senza. È stato un processo naturale, positivo in cui mi sono sentito a casa. Tutto durante la scorsa, torrida estate.

 

 

Il photobook d’artista che racconta Presot

Oltre al tempo, un elemento fortemente caratterizzante di gran parte del progetto è la luce che si trasforma in una cromia che pare emergere dal cuoio Presot. È una scelta nata in sede progettuale o si è imposta durante la realizzazione del progetto?

Sono la luce, ma anche le parole delicate di Lisa Cadamuro l’autrice dei testi e la confezione del libro da parte di Lorenzo Tre dello studio Dm+B e Associati: per me è l’intenzione intera del progetto ad avere il tono adeguato. La luce senz’altro è stata decisiva. La coerenza tra colori dello spazio, superfici/texture (un altro elemento che ho scelto di fare emergere intensamente) e palette colori è poi stata fortemente voluta in fase di progetto, poi in fase di scatto e, infine, della selezione delle immagini.

Qual è stato, finora, il tuo percorso artistico ed espressivo e in che modo questo progetto si inserisce al suo interno?

Questo lavoro mi ha permesso di approfondire ulteriormente quello che per me è il fulcro della mia ricerca: il rapporto tra lavoro, identità e luogo. Questo incrocio rappresenta uno spazio importante per la fotografia e l’immagine in generale, sia per chi la fa che per chi la fruisce e sia per portare avanti il linguaggio artistico che quello della cultura d’impresa.

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