Un conciatore anima la vita culturale di Napoli (e non solo)

Un conciatore anima la vita culturale di Napoli (e non solo)

Il 9 ottobre ha finalmente aperto al pubblico la mostra “Monne e Madonne – Il corpo e le virtù femminili”. E la vita culturale di Napoli si arricchisce di un viaggio nella storia dell’arte lungo secoli e foriero di riflessioni attualissime. Diciamo che la mostra ha finalmente aperto perché l’inaugurazione è stata a lungo impedita dall’emergenza pandemica. Inizialmente in programma per l’autunno 2020, poi differita alla primavera del 2021, “Monne e Madonne” è visitabile fino al 9 gennaio 2022. Gli allestimenti si trovano presso le cappelle Pontano e del Santissimo Salvatore, perle rinascimentali attigue alla Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta. Vale a dire nel pieno centro antico (nonché Patrimonio Unesco) del capoluogo campano.

La vita culturale di Napoli

La curatela di “Monne e Madonne” è dello storico dell’arte Vincenzo De Luca. I dipinti e le sculture in mostra, da San Michele Arcangelo di Marco Pino da Siena al San Sebastiano e le Pie Donne di Luca Giordano, appartengono alla Fondazione De Chiara De Maio. È l’ente istituito da Diodato De Maio nel 2019. Con un duplice scopo: ricordare il padre Michele (titolare di DMD Solofra, scomparso nel 2018) e la madre Giuseppina De Chiara. Nonché “promuovere l’arte in ogni sua espressione” e di mantenere al contempo un baricentro campano e un respiro internazionale. La mostra napoletana non ne segna l’esordio assoluto: al contrario, De Chiara De Maio ha già avuto modo di organizzare altre iniziative e inaugurare la sede solofrana. Ma il taglio del nastro di “Monne e Madonne”, in una città per più ragioni simbolicamente importante come Napoli, come ha riconosciuto lo stesso Diodato De Maio, segna un vero nuovo inizio. “In tempi difficili appare come un’oasi di felicità – è il commento del critico e storico dell’arte Vittorio Sgarbi nella prefazione al catalogo della mostra – la nascita di una Fondazione volta alla raccolta di opere d’arte”.

 

 

Che cosa c’è da sapere

Il percorso offerto dalla mostra è multidimensionale. Racconta le presenze femminili e la loro raffigurazione, nei dipinti e nelle sculture lignee di quattro secoli di storia. Testimonia i cambiamenti di sensibilità e, soprattutto, le influenze reciproche tra artisti di diverse generazioni. Ancor di più, consente al visitatore al contempo di proiettarsi in altre epoche, specialmente nel secolo d’oro dell’arte napoletana (il Seicento), e tornarne con interrogativi sull’oggi. Impreziosiscono la rassegna alcuni video e la riproduzione in bassorilievo di alluminio del Mosè Salvato dalla Acque di Antiveduto Gramatica. Parte dei proventi della mostra saranno destinati al restauro del pavimento maiolicato della Cappella del Pontano.

Leggi anche:

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×