“È più facile abbandonare che cominciare a costruire, ma non vogliamo mollare un mercato così importante per le nostre aziende”. In poche parole, Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo, riassume il sentimento, se così si può dire, del mobile italiano verso l’area CSI: il partner commerciale è in difficoltà, ma non per questo va abbandonato. “Il mercato russo è quasi dimezzato dal 2013 – continua il manager con il Sole 24 Ore –, ma è comunque l’ottavo Paese di esportazione per la nostra industria”. Tanto meno vale la pena abbandonarlo ora: “Tutti gli indicatori macroeconomici ci dicono che l’economia è in ripresa, con proiezioni di crescita del 4,5% nel 2020-2022”.
Salone
Sono in corso gli ultimi giorni di Salone del Mobile Milano.Moscow (9-12 ottobre), la fiera organizzata in collaborazione con ICE nella capitale della Federazione Russa. “Consideriamo il mercato ancora strategico – ribadisce Claudio Luti, presidente dell’ente fieristico, ad Avvenire – per rafforzare il dialogo con questa parte del mondo che ci sta dando i primi segnali di ripresa”.
Sfide
A complicare il mercato russo nell’ultimo lustro, riconosce Orsini, sono state le difficoltà economiche interne e le conseguenze indirette delle tensioni con l’Europa seguite al conflitto nel Donbass del 2014. Il comparto del mobile imbottito, che pure trova a Mosca un importante mercato, deve ora (spiegava CSIL in primavera) imparare l’arte del riposizionamento: non si può pensare di presidiare l’area CSI solo con l’alto di gamma. Alle cancellerie, invece, attiene il compito di mantenere relazioni distese. “Il discorso è più ampio e non riguarda solo la Russia – conclude Orsini –, dobbiamo lottare per un interscambio libero e contro i venti di protezionismo”.
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