In tempi di Covid, come più volte si è scritto, il segmento dell’imbottito ha visto migliorare le sue performance. L’equazione è: più tempo passato in casa = maggior volontà di ridefinire spazi e arredi. Un fronte di positività di cui beneficia anche il distretto dell’imbottito delle Murge. Ma che allo stesso tempo preoccupa i salottifici di Puglia e Basilicata. In altre parole: la domanda c’è e l’export è ripartito. Ma ci sono tensioni legate ai prezzi di approvvigionamento di alcune materie prime, a partire da legno e poliuretano.
L’export è ripartito
I dati del Monitor dei Distretti di Intesa San Paolo rilevano che per il 2020 l’export del comparto mobile/imbottito delle province di Bari e Matera, segna -14%. Pesa la perdita del 29,3% del primo semestre, in parte compensata dalla ripresa avviata da giugno. A trainare sono state le esportazioni verso USA, Regno Unito, Francia, Belgio, Cina, Germania. Risultato: nel terzo e quarto trimestre 2020, l’export distrettuale segnala a Bari un incremento rispettivamente del 5,6% e dell’1,7%, a Matera del 35,1% e dell’11,2%.
Ci sono tensioni
A monte, però, ci sono tensioni. Riguardano i listini delle materie prime, croce (in questo momento) di ogni settore industriale a qualsiasi livello della filiera, come ben sanno le concerie. Sull’imbottito pesano principalmente metalli e poliuretano che scontano i rialzi più onerosi, rispettivamente del 50% e del 45%. Sotto forte stress anche il legname, con il +35%, mentre le pelli (a loro volta sotto pressione per i rincari di grezzo e prodotti chimici), secondo la rilevazione di Confindustria Basilicata, mostrerebbero aumenti inferiori, attorno al +15%. Tensioni che preoccupano il presidente della territoriale, Francesco Somma che al Sole 24 Ore parla di “assurdo paradosso. In un momento di resistenza stoica e grande reazione da parte degli imprenditori del settore, spinta anche dai nuovi stili di vita indotti dalla pandemia e dalla maggiore attenzione al living, si rischia di vanificare sforzi e risultati”.
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