Il 2020 sarà ricordato come un anno critico per la distribuzione. Il coronavirus, come è noto, ha condizionato le aperture e indotto i clienti a rivedere, o ridurre, i consumi. Se è un anno difficile per boutique e catene retail, figurarsi per i mercati, che sono sinonimo di folla. A Napoli, però, ce n’è uno che reagisce alla crisi, che non s’arrende, che anzi rilancia. Il mercato di Poggioreale è un grande bazar, nell’omonimo quartiere del capoluogo campano, di solito (quando la pandemia lo permette) aperto nei weekend. Qui si trovano scarpe, accessori, capi d’abbigliamento e prodotti fashion, spesso di stock. Gli operatori non vogliono che la seconda ondata segni la loro fine. Per questo si federano nell’Associazione Mercato Caramanico (come la strada dove si trova l’ingresso) e, soprattutto, preparano l’apertura di un portale e-commerce. “Vogliamo portare sui social l’identità del mercato, che ha 80 anni di storia e dove lavorano famiglie nel settore da sempre”. Ce lo spiega Antonio Leone (37 anni), uno dei promotori e dei portavoce dell’iniziativa. L’obiettivo è essere attivi online entro Natale.
Un mercato che reagisce
L’idea di trasformare quello di Poggioreale in un mercato anche digitale ha cominciato a girare prima dello scoppio della pandemia. Da un lato perché tra gli operatori è in atto un ricambio generazionale che porta con sé maggiore attenzione alle possibili innovazioni. Dall’altro perché, come confida Leone, “ce lo chiedevano i clienti, che non sono solo locali. Vengono da tutta Italia, anche dall’estero”. La pandemia, soprattutto la seconda ondata, ha spinto a mettere l’idea in pratica. “Stiamo costituendo l’Associazione – continua –. Non è semplice: il mercato è grande, ci sono più di 500 box. Vuol dire tanta gente e molte mentalità diverse. Ma stiamo parlando con tutti: già ora abbiamo raccolto più di 120 adesioni. Considerando che alcuni operatori gestiscono più di un box, siamo a buon punto”.
Le difficoltà del 2020
La composizione di Poggioreale è varia. Ci sono mercatari da generazioni, come lo stesso Leone (che è figlio d’arte). Ci sono famiglie che partendo dal mercato hanno costruito fortune commerciali, arrivando ad aprire negozi (ma senza rinunciare al box). E c’è chi è rimasto al livello del commercio ambulante. Per tutti, però, il 2020 è un anno difficile. “Da quando la Campania è zona rossa, siamo chiusi al pubblico – spiega Leone –. Anche se c’è chi fa bambino o profumeria. Ma già da prima si lavorava poco per la paura del virus e per le incognite dei regolamenti. La verità è che, fatta eccezione di qualche fine settimana a giugno e luglio, tutto l’anno è andato male”. Investire in nuovi progetti è per certi versi un modo per andare avanti. Forse l’unico. “Siamo piccoli, come categoria non siamo rappresentati – continua Leone –. Abbiamo anche manifestato per farci sentire. In un anno così, non ci hanno neanche abbassato la tassa di occupazione del suolo pubblico”.
E ora il web
La cura, dunque, può arrivare dal web. “Il primo investimento è per il sito: la spesa è importante – riconosce Leone –. Sul come andare avanti valuteremo work in progress”. In rete il tema dell’originalità dei prodotti è centrale, su un mercato si possono concentrare sospetti. “Offriremo tutte le garanzie necessarie – conclude –. Tra di noi ci sono famiglie che hanno rapporti storici e consolidati con i negozi e i calzaturifici da cui comprano la merce. Non solo non vogliamo sprecare il nostro investimento, ma ci teniamo a tenere alto il nome del mercato”.
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