Lo strano (fino a un certo punto) caso di Farfetch. Nell’ordine: le vendite fanno il record, l’utile non arriva, ma tutti lo inseguono. “Stiamo assistendo a un cambio di paradigma a favore del lusso online. La piattaforma Farfetch non sta solo cogliendo questa opportunità, ma sta aiutando a guidare questo cambiamento sia dal punto di vista dei consumatori che dei marchi di lusso”. Parola del suo fondatore e CEO, che vedete nella foto: José Neves.
Le vendite fanno il record
Farfetch ha chiuso il terzo trimestre, con un valore delle merci vendute pari a 798 milioni di dollari: +62%su base annua. Il fatturato è stato di 438 milioni di dollari: +71%. Però, nel trimestre il portale ha generato una perdita che, al netto delle imposte, è stata di 537 milioni di dollari rispetto ai 90 milioni di dollari di un anno fa. Ma il management dell’e-tailer ostenta serenità. Non a caso, le sue azioni hanno raggiunto il picco massimo.
Tutti lo inseguono
Dopo l’acquisizione di New Guards Group (che controlla il marchio Off-White di Virgil Abloh), il mercato si era chiesto quale fosse la direzione di Farfetch e le azioni erano scese. La pandemia ha fatto la differenza, scrive Business of Fashion in un’analisi, poiché il modello senza scorte di Farfetch ha brillato. Infatti, ha attirato gli investimenti di Richemont, Alibaba e Artemis. Quindi, tutti lo inseguono in virtù di un business model basato sulla “e-concessione”. In altre parole, Farfetch percepisce una percentuale sulla vendita invece di acquistare e rivendere il prodotto. Ciò consente ai brand di gestire il proprio inventario beneficiando dell’ampia visibilità del portale. I ricavi, però, arrivano anche da altre attività parallele. Per esempio, la società di Neves fornisce a Chanel, che non ha un e-commerce, di proprietà, servizi per migliorare le capacità di clienteling. Un caso di successo, dunque, che tanto strano non è… (mv)
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